domenica 29 luglio 2012

Professor Roberto Ettore Bertagnolio: VERSO UNA CONCETTUALIZZAZIONE NON SIMMETRICA DELLA TEORIA DEI QUANTI.

La quantizzazione del CONTINUO dell’energia col prodotto Hf, dove f è la frequenza caratteristica del sistema preso in considerazione e H è la costante fondamentale di Planck.
È un concetto che vale per il micromondo, ovvero quel mondo che non si percepisce coi sensi  ma con la struttura matematica.
Il limite sta in questo, nella struttura matematica. Perché è una struttura dualistico-simbolica e come tale subisce l’anomalia simmetrica[1].
Il quanto (grano), come concetto razionalizzabile in un’equazione costante di proporzionalità (E = hf), non è sostenibile; non perché distrugge il concetto di CONTINUO INFINITO (già frutto della percezione anomala), ma in quanto razionalizzazione formale simmetrica, e accordatesi con il concetto di Entanglement, quando quest’ultimo lo s’interpreta erroneamente come “simmetria speculare”. Se matematicamente si approva la risoluzione concettuale del continuo, non può esistere ad un tempo la risoluzione concettuale di un quanto. È un concetto di cui la natura non può fare a meno solamente all’interno del suo “microcosmo”, ovvero nel mondo delle molecole e degli atomi dei fotoni e degli elettroni, cioè in un mondo non percepibile coi sensi ma solo con la struttura matematica, con tutto quello che ne concerne, ma il vero problema è la sua interpretazione simmetrica-razionalizzata.
In questo senso i “quanti” sono solo un artificio matematico e  solo in questo senso.
  
È LA QUANTIZZAZIONE IN REALTÁ AD ESSERE UN LIMITE NEUROLOGICO-PERCETTIVO O LA LORO RAZIONALIZZAZIONE SIMMETRICA?
Il quanto è concettualmente la distruzione del continuo, l’energia non aumenta o diminuisce in modo continuo (e in questo contrasta con l’anomalia percettiva), ma sempre per multipli di un “quanto” di base, calcolata nel prodotto hf , dove h ha un valore preciso costante e finito. I salti energetici quantistici, calcolati in un modo assolutamente simmetrico in base al prodotto hf, rientrano nell’anomalia e per questo motivo ritengo la meccanica quantistica, in questa interpretazione, una fisica “simmetrica”, che rientra ancora nel “Dio che non gioca ai dadi”.
Da questo punto di vista, l’Entanglement che riusciamo a percepire è un concetto limitato e cognitivamente ambiguo.
Il limite cognitivo è principalmente dato dalla percezione FOTONICA e dalla sua Specificità, che è essenzialmente caratterizzata dal fatto che l’energia del fotone e la quantità di moto sono eguali e ciò equivale affermare che la massa a riposo è inesistente, ma questo succede quando la particella si ferma. Ma quando si ferma? Mai! Quindi ha una massa e, in quanto tale, subisce gli effetti gravitazionali, e sono tali effetti che influiscono sulla percezione.
Se riprendiamo la formula di Planck-Einstein E=h f, se il fotone è una particella e se in quanto tale ha energia e quantità di moto, la sua energia si misura con la costante della formula di Planck-Einstein moltiplicata per una certa frequenza. La quantità di Moto del Fotone è invece h divisa per la lunghezza d’onda p = h/lunghezza d’onda. Morale della favola, fatti tutti i calcoli specifici, risulta che l’energia di un fotone e la quantità di moto sono uguali, ossia c=1.
Come afferma Kenneth W. Ford: “I fotoni sono un caso strano: si muovono sempre alla stessa velocità c, e possiedono un’energia cinetica pur avendo una massa nulla. Poiché non possono essere rallentati o fermati (ma possono venire distrutti) non possono mai avere un’energia cinetica nulla, e poiché non hanno massa non hanno energia a riposo. Sono creature puramente cinetiche”[2].
FOTONI E QUANTI.
“Usando la terminologia moderna: i fotoni creati (emessi) in un salto quantico nucleare sono di frequenza ed energia maggiore rispetto ai fotoni creati ed emessi in un salto quantistico atomico.
Nel 1905 Albert Einstein aveva ripreso una formula proposta cinque anni prima da Max Planck, E = hf, interpretandola come una legge di proporzionalità tra l’energia E trasportata da un fotone e la frequenza f della vibrazione elettromagnetica ad esso associata, in cui h, la costante di Planck, rappresenta la costante di proporzionalità. “Dunque, se un fotone ha energia doppia rispetto ad un altro, ha anche la frequenza doppia. Se il fotone di un raggio gamma ha un’energia mille volte maggiore di quella di un fotone di luce visibile, anche la sua frequenza è mille volte maggiore. Poiché h è molto più piccola in unità di misura macroscopiche, anche l’energia E di un singolo fotone è molto più piccola. Ma non è zero! Nella radiazione di frequenza non esistono porzioni di energia inferiori a quella di un singolo fotone, data da hf/”[3].
La simmetria fra fotone e frequenza rientra nell’anomalia percettiva legata al gravitazionale[4]. I livelli di energia secondo Planck sono quantizzati, ovvero l’energia non cresce o diminuisce in modo continuo ma per un quanto di base. Quanto, per Planck, è il prodotto di hf. Questo prodotto del salto quantico così inteso, fa rientrare tale fisica in una perfetta ANOMALIA PERCETTIVA SIMMETRICA. E=Hf è una costante proporzionalità e in quanto tale non probabilistica.
IN QUESTO MODO LA MECCANICA QUANTISTICA APPARE DETERMINISTICA, ED È PERFETTAMENTE COERENTE CON LA GEOMETRIA ALLA BASE DEGLI OGGETTI FRATTALI PERCHÈ I QUANTI, COME GLI OGGETTI FRATTALI, SONO IL SUPERAMENTO DEL CONTINUO COL METODO DELLA COSTANTE PROPORZIONALITÁ. ALLA BASE C’È IL LIMITE NEUROLOGICO DELLA FORMULA DI PLANCK-EINSTEIN, CHE CONDUCE NUOVAMENTE AD UNA LOGICA SIMMETRICA CHE SI VOLEVA EVITARE.
Solitamente, alla stato quantistico vengono conferite dimensioni infinite molto diverse dallo spazio tridimensionale. A volte lo stato quantistico viene rappresentato come un’onda che si muove nell’ordinario spazio tridimensionale, rappresentazione fuorviante, giustificata dal fatto che deve rientrare nello spazio ordinario 3d, il solo modo per dare all’osservatore l’informazione percettiva senza tener conto dell’anomalia.
In questo caso il 3d è il limite cognitivo a cui non posiamo sottrarci. Ciò concorda con il limite intrinseco alla geometria frattale, che vuole rappresentare il probabilismo Asimmetrico del reale usando illimitati piani tridimensionali. Ma questo conferma una cosa: l’inconsistenza esperienziale della meccanica quantistica. Lo stato matematico astratto, nel quale è contenuta la sua  concettualità, è sotto l’egida dello stesso limite. Questa limitazione, cognitivo-percettiva, Heisenberg non la riconosce e la identifica con: IL PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE.
IL PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE E LO SPAZIO ORDINARIO.
Il limite percettivo coincide con l’indeterminazione, tale limite è segnato dallo spazio ordinario tridimensionale. Il 3D, come sappiamo, coincide con l’ultimo passaggio del dualismo percettivo causato dalla struttura percettiva deviata[5]. Da questa prospettiva, quando definiamo concettualmente il “Quanto”, tale concettualità distrugge il continuo producendo spazialità infinite ma sovrapposte in perfetta coerenza con la geometria frattale, perché le colonne d’Ercole rimangono infiniti spazi sovrapposti tridimensionali. Quando lo stato quantistico viene rappresentato in modo ordinario, lo spazio è sempre tridimensionale e simmetrico, nelle costanti di base. L’unico spazio possibile è quello infinito in tutte le direzioni e adimensionale. Ma all’interno di una tale ipotesi, la meccanica quantistica non ha alcun senso, perché qualsiasi cosa si immagini passa sempre sotto il bavaglio-limite dell’anomalia simmetrica.
Se la quantistica viene sempre utilizzata per le cose molto piccole, è perchè queste ultime sfuggono alla percezione diretta ma non al limite simmetrico della struttura matematica. In pratica, il principio di Heinsemberg è da far coincidere col limite percettivo, in questo modo non si può che essere d’accordo con Lee Smolin quando afferma: “Il principio di indeterminazione di Heisemberg limita l’informazione che possiamo ottenere su qualunque sistema alla metà esatta di quel che ci servirebbe per averne una descrizione completa. Abbiamo sempre una qualche possibilità di scegliere quale informazione preferiamo avere. Ma per quanto ci si possa sforzare, non si potrà mai superare quel limite”[6].
MISURA E PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE.
Vale a dire, ad esempio: non si possono misurare per H. contemporaneamente la posizione e la quantità di moto di una particella subatomica…..(Baker).
Identificare l’osservatore con la misura, è un grosso limite interpretativo di un principio intuitivo sacrosanto. Anche in questo caso non risolvibile all’interno della struttura matematica.
In questa identificazione sta il limite e la grandezza della nuova fisica. Grandezza in quanto è la prima volta che si mette in discussione l’oggettività dell’osservatore, limite perché si identifica quest’ultimo con la misura matematica e non si va oltre. La natura probabilistica affibbiata alla meccanica quantistica deriva dalla posizione, dalla velocità, dall’energia. Il tempo di una particella è definito in termini probabilistici, ma a mio avviso non basta che un’equazione matematica come quella di Schrodinger, che descrive le probabilità che una particella si trovi in un certo luogo o possieda una certa energia, per definire tale proprietà racchiusa nella funzione d’onda e per identificare tale probabilità con l’intera struttura fisica, rilevata da un’equazione che, in quanto tale, mantiene una struttura simmetrica.
In questo caso vale sempre l’errore simmetrico dei fisici, prima non esisteva il soggetto, ora non esiste l’oggetto, nel senso che è l’equazione a determinare la struttura del reale e non viceversa.
Per Heisemberg “la traiettoria di una particella subatomica si crea solo quando la osserviamo”. Ora qui si pone il problema solito della scienza. La non dialetticità, per secoli, garantisce un oggettivismo estremo alla Newton o addirittura, all’opposto, le particelle creano la propria traiettoria nel momento in cui l’osserviamo. Si è passati da un mondo meccanicistico ad un mondo probabilistico, l’irrisolto rimane la dialettica Soggetto-Oggetto, dualismo processuale che si intuisce soltanto sul piano psiconeurologico-percettivo, ma che si risolve solo a livello strutturale.
Sul problema sono tornati Einstein e Bohr, ma a mio avviso non potevano risolverlo all’interno della struttura matematico-fisica, perché va oltre. Come afferma Smolin, il problema  vero stava nell’ .:.”l’oggettività dell’osservatore unico. Einstein credeva che lo scopo della fisica fosse quello di costruire una descrizione del mondo, quale esso è e sarebbe anche se noi non ci fossimo. Bohr credeva che una cosa del genere fosse impossibile. Per lui la fisica era un’estensione del linguaggio comune, utilizzata per comunicarsi i risultati delle osservazioni della natura”[7]. In un certo senso, con l’ EPR Einstein dimostra che la coincidenza fra meccanica quantistica e natura è incompleta. Ma questo non dimostra affatto che nella fisica deterministica accada realmente. La domanda vera è se nella fisica , sia essa classica o relativistica, le concettualità di fisica e natura coincidano realmente oppure se la coincidenza non sia che il riflesso della nostra percezione anomala su di essa.
IL PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE COME PROTEZIONE ULTIMA DELLA INTERPRETAZIONE QUANTISTICA ORTODOSSA.
Il dubbio di Feynmam: “Ma se venisse scoperto un modo di sconfiggere il principio di indeterminazione, la meccanica quantistica darebbe risultati incoerenti e dovrebbe venire abbandonata come valida spiegazione della natura”[8].
PRINCIPI BASE DELLA MECCANICA QUANTISTICA.
“Feynmam si chiede: “Come funziona? Qual è il meccanismo dietro alla legge? ” …” Abbiamo parlato della probabilità che un elettrone arrivi in un certo punto in una data circostanza, e abbiamo dato per scontato che nel nostro apparato sperimentale (o perfino nel miglior apparato possibile) sarebbe impossibile prevedere esattamente cosa succede: possiamo solo calcolare la probabilità. Ma se questo è vero, significa che la fisica si è arresa, nella sfida per prevedere cosa succederà in una data circostanza. Ebbene sì. La fisica ha gettato la spugna. Non sappiamo prevedere cosa succederà in una data circostanza, siamo anche convinti che sia impossibile, e che l’unica cosa prevedibile sia la probabilità dei diversi eventi”[9].
IL PROBABILISMO NON CONTRASTRA LA SIMMETRIA IN FISICA, SE SI INTERPRETA QUEST’ULTIMA COME SIMMETRIA PROCESSUALE, DA  NON CONFONDERE CON LO SCHEMA LIMITATIVO DELL’ANOMALIA PERCETTIVA.
Questo ci pone sul piano dell’Entanglement, ovvero sul piano di una simmetria superiore. In questo caso “Dio gioca sempre ai dadi”, ma li gioca in modo diverso. L’entanglement è davvero il più grande mistero della fisica: la sua risoluzione coincide inesorabilmente con la fine delle interpretazioni ortodosse delle fisiche moderne, prospettando un DETERMINISMO SUPERIORE.
IL PROBABILISMO NON INTACCA LA REALTÁ, CHE RIMANE ANCORATA E DETERMINISTICA SE QUESTA È IDENTIFICATA IN MODO DIALETTICO PROCESSUALE.
Ecco il concetto di determinismo che ho in mente, un determinismo che ha risolto l’anomalia soggetto-oggetto, che non è dato una volta per tutte ma che è determinato nella sua processualità. Un determinismo che sa distinguere fra percezione della realtà e realtà. Non bisogna pensare alla simmetria come ad un’omogeneità spaziale legata all’invarianza delle leggi naturali (invarianza-simmetria). Secondo i fisici questo principio di invarianza è legato alle leggi universali naturali e alla simmetria.
Simmetria, invarianza, conservazione, determinismo, in questa interpretazione sono perfettamente coerenti. Alla base di questa concezione non dialettica del reale, questo tipo di struttura ferrea, con la quale Dio si serve per non giocare ai dadi, non concede possibili cambiamenti.
Questa concezione della simmetria del reale ha partorito due fisiche contrapposte ed incomplete. Alla base abbiamo la concezione Newtoniana, dove il momento soggetto-oggetto erano un tutt’uno. Con la disgregazione di tale concezione nella Fisica eisteniana, il Punto di vista soggettivo ha acquistato autonomia solo apparente, poiché la tendenza ultima del relativismo einsteniano non è mai stata la negazione di una natura considerata comunque indipendente e oggettiva, a prescindere dal punto di vista soggettivo. Questo non succede nella fisica quantistica, dove si arriva al punto di affermare che l’osservatore modifica la traiettoria di una particella. Qui, il grave errore soggettivo simmetrico sta nel fatto che la percezione sul reale viene scambiata con la realtà stessa. Lo sbizzarrirsi del probabilismo avviene sul piano della percezione ma la realtà rimane saldamente deterministica. Il materiale su cui si discute nella fisica quantistica non appartiene alla realtà ma alla sua anomala percezione.
INVARIANZA - SIMMETRIA - CONSERVAZIONE.
Questa triade è alla base della ferrea barriera percettiva di tutta la fisica, sia di quella newtoniana che identifica la realtà percettiva con queste categorie, sia di quella relativistica che gira intorno a questo blocco da punti di vista diversi, sia della quantistica che costruisce una realtà matematica parallela tentando di ignorare il tutto. In questo modo si conserva l’invarianza delle leggi naturali. La simmetria, secondo i fisici, si può concepire soltanto con l’invarianza e la conservazione. In questo modo si possono formulare le leggi naturali.
Questa triade è il prodotto dell’anomalia percettiva, che la struttura matematica incarna perfettamente.
Contro questo scoglio non si va da nessuna parte. Questa concezione dell’oggetto fisico manca di un valore essenziale: “l’evoluzione dialettica del reale”. Questo quarto concetto ci dà una visione più alta della simmetria, oltre l’ anomalia percettiva, oltre la relatività e la quantistica, in una realtà non decifrabile perché è al di là degli odierni limiti percettivi. La conservazione blocca il processo, i fisici attuali legano la simmetria alla legge di conservazione. Tale simmetria non combacia con la “natura” ma con la visione fisico-matematica, che viene scambiata per natura.
LA VISIONE FISICO-MATEMATICA DELLO SPAZIO RIENTRA IN UNA CONCEZIONE STATICA DELLA SIMMETRIA.
I fisici affermano l’omogeneità dello spazio, principio teorico non rispettato, perché uno spazio omogeneo si ha solo quando è completamente unitario e infinito in ogni sua parte, oltre la simmetria dell’invarianza e della conservazione. Tale simmetria è perfettamente in linea con la struttura logico-simbolica della matematica. Un Dio simile non gioca ai dadi, ma non li gioca alla maniera di un Dio Egiziano pietrificato.
LA QUANTIZZAZIONE COME CONCETTUALITÀ IRRISOLTA FRA ONDE E PARTICELLE.
La questione dualistica se la sono posta in molti, de Broglie è quello che ha messo in luce l’ambiguità. La cosa che notò è il fatto essenziale che la quantizzazione avviene con le onde e non con le particelle. Un risultato interessante di de Broglie è la consapevolezza che la lunghezza d’onda, che si ottiene con la circonferenza dell’orbita circolare dell’elettrone (Bohr), gli suggerì la natura ondulatoria dell’elettrone.
La posizione di de Broglie risolveva, a mio avviso, il dualismo superando l’ostacolo insormontabile di quest’ultimo, che è l’interpretazione dell’onda che descrive l’elettrone rappresentato dalla concezione spaziale in 3D.
Schemi dell’elettrone di de Broglie.
CONNESSIONE TRA FUNZIONE D’ONDA E PROBABILITÀ
Il dualismo onda-particella e il legame onda-probabilità sono interconnessi.
Schema sulla funzione d’onda. Pag.210 Ford.
I salti quantici dell’elettrone appaiono tali in 3D, come i frattali, e sono succubi della stessa anomalia dualistica di base  che si riflette anche nel dualismo onda-particella. L’elettrone non decide affatto “dove saltare”, ma “salta” precisamente secondo i risultati neuropsicologici, che conducono alla percezione simmetrica del reale perfettamente coerente con la struttura matematica. L’interconnessione della struttura con l’innegabile dualismo, è la riprova che il probabilismo abbia la stessa origine dall’anomalia percettiva. La stessa che ha generato la simmetria non probabilistica è la stessa “anomalia simmetrica”.
Vale a dire, al suo vertice estremo, per preservare il concetto simmetrico, la struttura può anche diventare asimmetrica e probabilistica per difendere il suo carattere dualistico speculare all’interno dell’anomalia. R. Feynman, quando era ancora studente all’università di Princeton, un giorno al suo relatore disse, a proposito del dualismo onda-particella: “Possiamo buttar via le onde: bastano le particelle”. Feynman si era reso conto che poteva raggiungere risultati altrettanto corretti sostituendo l’onda con un numero infinito di ipotetici percorsi delle particelle.

NOTE

[1] Psycomedia – R. E. Bertagnolio.
[2] K. W - Ford, il mondo dei quanti, Bollati Boringhieri, 2010 pag. 30.
[3] Ibidem pag. 47
[4] Psycomedia - R. E. Bertagnolio
[5] Le scienzewebnews-Bertagnolio
[6] La vita nel cosmo, Lee Smolin, Einaudi 1998, To, pag. 314.
[7] Ibidem, pag. 317.
[8] Sei pezzi facili, Richard P. Feynman, edizioni Adelphi, MI pag. 195-196.
[9] Ibidem, pag. 199



Per approfondimenti vedere:
* "1900... L'IDEA DEI QUANTI !!!!!!!!!!!" ... luglio 2012.
1900... L'idea dei QUANTI !!!!!!!!!!!!!!!!!
* "FRATTALI, FIBONACCI E SEZIONE AUREA: l'armonia nella NATURA!!!!" ... giugno 2012.
FRATTALI, FIBONACCI E SEZIONE AUREA: l'armonia nel...
* "Il quanto e l'effetto fotoelettrico!!!" ... giugno 2012.
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* "Natura corpuscolare e ondulatoria. Dualismo onda-particella!" ... giugno 2012.
Natura corpuscolare e ondulatoria. Dualismo onda-p...
* "IL PATRIARCA: Max Karl Ernest Plank (23/04/1858 - 04/10/1947) ... giugno 2012.
IL PATRIARCA: Max Karl Ernst Planck (23/04/1858 - ...
* "GLI ALBORI: Niels Bohr... " ... giugno 2012. 
GLI ALBORI: Niels Bohr...
 * "Entanglement Quantistico : l'unione al tutto..." giugno 2012.
Entanglement Quantistico : l'unione al tutto....

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