

l
Premessa
Ciò che è chiaro, è che i suoni, le
immagini e le vibrazioni eccitano i nostri sensi e influenzano le
nostre percezioni. Il cervello funziona tramite neuroconnessioni.
Schematizziamo questo processo per renderlo comprensibile a tutti. I
neuroni inviano continuamente tutte le informazioni sotto forma di
messaggi elettrochimici che creano delle vie neuronali.
Quando sperimentiamo una nuova sensazione, fisica o emozionale,
questo favoloso organo la memorizza sotto forma di un nuovo «sentiero
neuronale» che rende possibile l'accesso a tale sensazione ogni
qualvolta questa esperienza si rinnova. Allorché questa
esperienza si presenta, il cervello allarga il sentiero che così
diviene una «strada neuronale» che si amplifica con la
frequenza di queste ripetizioni. Alla fine, questa strada neuronale
diventerà un «via neuronale» che si traduce nelle abitudini,
un comportamento ripetitivo provocato dalle emozioni talmente
abituale da divenire inconscio.

- La forza della ripetizione crea
delle abitudini e degli automatismi.
L'industria e i media sfruttano
alla grande tale processo che gli permette di manipolare e di influenzare le masse
mediante un martellamento continuo: è un dato di fatto. Tutti i
metodi sono buoni per il condizionamento e la percezione di ciò che
ci circonda, per spingere al consumo, per controllare la percezione
dei politici, delle credenze e dei valori. L'industria, la politica
e altre organizzazioni ne fanno uso a profusione…
- Il martellamento mediatico
crea dei sistemi di riferimento che diventano «punti di
ancoraggio». Le marche delle pubblicità, gli slogan, le
melodie… sono dei condizionatori che ci spingono a ricordarci delle
marche. Ogni volta che ascoltiamo una melodia associata ad un
prodotto nel corso di una trasmissione… possiamo sempre associarla
al prodotto o al ricordo ancorato nel nostro spirito.
- I condizionamenti pilotano le
nostre credenze, la nostra visione del mondo, la nostra vita e
quella della società a nostra insaputa. Ciò che caratterizza il
cervello - e questo aspetto è stato spesso trascurato - è che esso è
assolutamente incapace di distinguere tra un vissuto reale,
l'immaginario, il virtuale e il simbolico. Per comprendere questo
concetto, pensate per un istante al potere incredibile delle
fantasie o dei sogni che potete vivere come se ciò fosse realmente
accaduto… L'uomo, nella sua fantastica complessità, è capace di
vivere degli avvenimenti reali allo stesso titolo che in senso
figurato. Il cervello tratta tutti questi dati in modo identico.
l
Il linguaggio rovesciato (backward
masking): di cosa si tratta?

l
Conclusioni a cui è giunta questa teoria
I messaggi nascosti o segreti (la
teoria del backward masking presente nella musica) non sono
dunque sempre il frutto di premeditazioni, come abbiamo creduto per
anni. Questi messaggi codificati non sono necessariamente tutti
provocati e ispirati dal male o dalle forze occulte. Possiamo
trovare anche dei messaggi subliminali positivi e possiamo lanciare
a nostra volta dei messaggi d'amore, di politica o di altri argomenti in generale.
In questi casi specifici di messaggi inconsci, possiamo definire
questa teoria come «la voce dell'inconscio». Fatto
interessante: la logica ci spinge a pensare che questa teoria si
riveli funzionare in tutte le lingue! 2.
In coloro che non sono in grado di giudicare
obiettivamente, questi
messaggi possono
condizionare e tradursi inconsapevolmente in pensieri e
azioni negative che influenzeranno sistematicamente il giudizio, le
percezioni e i comportamenti. Questi messaggi specifici possono
dunque provocare certe derive negli eccessi in coloro che sono più ricettivi ed
emotivamente fragili. Secondo questa teoria, il subconscio si esprimerebbe alla
rovescia. Sarebbe possibile che i filtri neurologici decodifichino
certi messaggi che sentiamo e, tramite il martellamento mediatico, creino determinati
valori e convinzioni negli spiriti. Il comportamento è guidato da
questi valori e queste credenze individuali. Il guru
Aleister Crowley
(1875-1947), uno degli studiosi moderni dell'occultismo, «stregone e
satanista», aveva scoperto questo principio di influenza delle
emozioni e del comportamento molto prima che le teorie e le analisi
moderne potessero dimostrarlo e affermarlo. Ispirato a pratiche
ancestrali e, come in molte scoperte, è il caso che è all'origine
della pratica di invertire tutto nei rituali occulti. Essa
divenne intrigante e impiegata per il suo carattere mistico, segreto
ed esoterico. Tale tecnica misteriosa alimenta tutt'ora ogni tipo di
voci e di psicosi. Il suo utilizzazo in un tale contesto resta
ambiguo. Il desiderio di creare certi rituali segreti e occulti e,
in certi casi, opposti al cristianesimo, è divenuta una motivazione
all'origine di queste cerimonie dubbie e una capacità di creare
frasi comprensibili nei due sensi. Ciò rafforzerebbe la nozione di
«mistico». Questo processo è estremamente complesso e rappresenta
un'esperienza dominante. Certi artisti conoscono alla perfezione
questa tecnica! 3. Certe voci e leggende
metropolitane si sono rivelate favorevoli a certi gruppi musicali, e
sono diventate degli elementi di marketing e di buzz
mediatico: i dischi si vendono ancora meglio. Una delle domande che
ritorna sistematicamente è la seguente: «sì,
siamo d'accordo, ma quando sento un CD non ascolto le parole»;
oppure: «Ad ogni modo, non capisco l'inglese». Probabilmente,
avrete fatto questa riflessione quando siete incappati in questo
sito… Che cosa sappiamo esattamente sugli effetti dei messaggi
subliminali? Sull'argomento, la scienza ha pubblicato i suoi
risultati più recenti. Le ricerche progrediscono, ed ecco le ultime
pubblicazioni.

l
Gli studi dell'INSERM



l
Una pubblicazione dell'Università di
Londra

l
La musica produce gli stessi sintomi della
droga
In un articolo pubblicato sul
Guardian dell'11 gennaio 2011, intitolato «La musica produce
gli stessi sintomi del buon cibo o delle droghe», leggiamo che
gli scienziati hanno dimostrano come il cervello reagisca alla
musica preferita. Non avete mai avuto la pelle d'oca o sensazioni
euforiche quando ascoltate un pezzo musicale? Se è successo, secondo
gli scienziati, il vostro cervello ha reagito alla musica nello
stesso modo in cui lo fà quando mangiate qualcosa di delizioso o
assumete una droga psico-attiva come la cocaina. Secondo i risultati
di esperienze condotte da un'équipe diretta da Valorie
Salimpoor, dell'Università McGill di Montreal, nel
Canada, pubblicato il 11 gennaio 2011 sulla rivista Nature
Neuroscience. L'esperienza del piacere è diffusa dai mass
media in tutte le situazioni mediante la liberazione della
ricompensa chimica del cervello: la dopamina
4. La
musica sembra imboccare la stessa strada dei circuiti cerebrali che
stimolano la motivazione dell'uomo. Ogni volta che il cervello vuole
farci fare nuovamente qualcosa (in seguito ad un'esperienza
euforica), secerne la dopamina in questi circuiti responsabili della
«stimolazione». La Salimpoor ha affermato: «Ora, siamo in grado
di dimostrare che questo sistema di ricompensa primitiva
possiede un sistema di adattamento biologico che viene sfruttato da
un sistema di ricompensa cognitiva». Essa afferma che la musica
fornisce una ricompensa intellettuale, perché l'ascoltatore deve
seguire la sequenza delle note per apprezzarla. «Un tono unico,
isolato, non sarà piacevole in sé. Tuttavia, una serie di suoni
semplici, disposti nel tempo, può diventare una delle esperienze più
piacevoli. È stupefacente perché ciò suggerisce in qualche modo che
la nostra corteccia cerebrale segue questi toni col passare del
tempo e deve avere una componente di accumulo, di anticipazione, di
attesa». Durante l'esperimento, i partecipanti hanno scelto
alcuni pezzi
di musica strumentale che provocavano loro la pelle d'oca, ma che non
erano legati a ricordi precisi ad essi legati. Le parole sono
state escluse perché i ricercatori non volevano che i loro risultati
venissero identificati mediante l'associazione con le parole
ascoltate.
I pezzi scelti variavano dal classico al rock, o al punk e musica
dance elettronica. «Un brano musicale venne più volte
ascoltato da diverse persone: l'"Adagio per archi di Barber"», ha dichiarato
la Salimpoor.




Era il
pezzo classico preferito, così come un remix della stessa melodia è
stato il più ascoltato nei generi dance, trance e techno.
Mentre i volontari ascoltavano la loro musica, la squadra
scientifica di Valorie Salimpoor ha misurato una serie di fattori
fisiologici, ivi compreso il ritmo cardiaco e le fluttuazioni dei
ritmi respiratori e la respirazione. Essa ha constatato che i
partecipanti hanno avuto un aumento del 6-9% del livello di
dopamina rispetto ad un punto di controllo in cui hanno ascoltato le
musiche scelte. «Una persona ha avuto un aumento del 21%. Ciò prova che, per
certe persone, questo piacere può essere molto intenso».
Negli studi precedenti con sostanze psicoattive come la cocaina,
la Salimpoor ha osservato che il tasso di dopamina è aumento fino al
22% e oltre, mentre un aumento relativo del 6% è stato registrato mangiando
cibi gustosi. La
Salimpoor e i suoi colleghi sono giunti a questa conclusione: «Se la musica indotta dagli
stati emozionali può condurre alla liberazione di dopamina, come
indicano i nostri risultati, è possibile iniziare a spiegare perché le
esperienze musicali sono così ricercate. Questi risultati spiegano
anche perché la musica può essere utilizzata durante certi rituali,
per questioni di marketing o inserite in un film per manipolare gli stati
edonistici. I nostri risultati offrono prove neurochimiche secondo
cui la risposta emozionale alla musica utilizza i circuiti arcaici
della ricompensa e serve da
punto di partenza per studi più dettagliati dei substrati
biologici che sono alla base delle forme astratte del piacere»
5.
l
Una scienza recente: il
neuromarketing
Nel Magazine de la Santé Au
Quotidien (mandato in onda da France 5), del 3 maggio
2007, è stato trasmesso un servizio rivelatore: «Les
professionnels du neuromarketing traquent nos réactions» («I
professionisti del neuromarketing vanno a caccia delle nostre
reazioni»). Questo programma denunciava la nuova scienza del
neuromarketing che viene utilizzata dalle agenzie pubblicitarie.
Questa scienza ha lo scopo di
osservare i comportamenti del cervello
in certe situazioni provocate. Grazie ad apparecchiature IRM,
le zone più eccitate diventano visibili e possono essere studiate. In
seguito, questi risultati vengono tradotti per trasformarsi in «marketing
sensoriale», in cui tutti i cinque sensi vengono sollecitati. Si
arriva ad eccitare certe zone specifiche del cervello che possono
addirittura influenzare la vostra percezione, ossia il vostro
comportamento nei confronti di una pubblicità. Da questo
reportage, apprendiamo che si acquista una percezione, e da quel
momento percepiamo ciò che un prodotto rappresenta e non ciò che è.
Questo concetto finisce chiaramente per accarezzare i nostri sensi
per spingerci ad acquistare. Tale tecnica viene utilizzata dai
pubblicisti per colpire direttamente il nostro cervello. Si è ben
lontani dall'epoca in cui un manifesto pubblicitario vendeva un
prodotto. Se si presta fede ai test comparativi, la cosa
funziona. Esempio: seguita dalle immagini IRM, una cavia beve
due bevande diverse. Risultato: la sua attrattiva per l'una o per
l'altra non è guidata unicamente dal gusto.
Olivier Oullier,
ricercatore in neuroscienze dell'Università della Provenza, spiega:
«Quando si beve l'acqua di soda preferita, una parte specifica
del cervello anteriore viene attivata più delle altre. Se prima di
bere l'acqua di soda si presenta al consumatore il logo di ciascuna
delle due marche, per la marca meno conosciuta il funzionamento del
cervello non mostra variazioni. Mentre per la marca più conosciuta,
si evidenzia un'attivazione nella parte del cervello chiamato
"ippocampo", un'area che è legata ai nostri processi di memoria, e
che è conosciuto per la sua capacità di intervenire nei cambiamenti
del comportamento della scelta rispetto ad informazioni sociali».
Dunque, i nostri acquisti vengono direttamente guidati dai nostri
ricordi. Ma i ricercatori hanno identificato altre zone che
partecipano alla nostra decisione, come la preferenza, la ricompensa
o la perdita. Si tratta di zone che essi tentano di attivare o di
disattivare. È precisamente questo ciò che vendono certi uffici di
marketing alle grandi marche francesi. Un buon punto di
merito per queste marche, che tuttavia non si vantano di praticare
tali
esperimenti. I nomi di queste società sono assolutamente
confidenziali perché sono coscienti che questa tecnica è una forma
di manipolazione. Continua Olivier Oullier: «Oggi, è dunque
possibile prevedere il tipo di acquisto di qualcuno: è il lavoro di
questi specialisti in marketing e in comunicazione. Tuttavia, ciò
che è molto importante nelle nostre decisioni d'acquisto, è al tempo
stesso ciò che accadere nel nostro cervello, ma è anche il modo in
cui andiamo ad interagire nell'ambiente naturale a giocare un ruolo
primordiale nelle nostre decisioni d'acquisto. Allo stesso modo
della nostra storia, la nostra esperienza personale gioca un ruolo
preponderante». Il bottone che scatena l'atto d'acquisto non è
ancora stato scoperto. Ciò nonostante, i pubblicitari sono vicini a
scoprire ciò che fà il nostro cervello in queste situazioni… Questa
tecnica è praticata generalmente nella pubblicità. Le grandi ditte
si rivolgono ai neuromarketers che conoscono sempre più a
fondo questa scienza in evoluzione grazie alle tecniche disponibili.
La pubblicità è diventata una scienza che sa come attivare le
strutture del nostro cervello che comandano il nostro comportamento.
Questa tecnica rende possibile allo spirito di prendere il potere
sull'istinto. Nella rivista Cerveau et Psycho («Cervello e
psiche»), Annette Schäfer ha dichiarato: «Ecco il motore
del commercio. La corteccia prefrontale mediana ci fà amare ciò che
amano gli altri. Riuscire a stimolarla, dunque, potrebbe essere un
obiettivo maggiore di una perfetta campagna pubblicitaria».
Attivando questa zona del cervello, i neuromarketers cercano
di trovare un'alchimia perfetta che influenzi le nostre pulsioni
su comando 6.


l
Le altre ricerche, studi,
articoli e colloqui apparsi in lingua francese
Ci sono poche ricerche in francese su
questo argomento specifico. Tuttavia, esse diventano sempre più
numerose. Una di esse proviene dall'Università di Nizza Sophia
Antipolis. Lo studio è stato pubblicato sul loro sito. Uno dei
più grandi pensatori ha riassunto i suoi studi sulle masse in un
libro intitolato
Psicologia delle Folle. Gustave Le Bon
(1841-1931), sociologo e psicologo, descrisse nel 1895, in un
linguaggio straordinariamente moderno, il processo che induce un
cambiamento di stato quando un individuo si muove in una folla. I
più grandi psicologi si sono ispirati ai suoi studi che restano il
riferimento per eccellenza. Lo stesso
Sigmund Freud
(1856-1939) si è ispirato a quest'opera nelle sue osservazioni e
teorie. Tra le altre cose, Le Bon spiega il processo di propagazione
di idee o di notizie che trascinano progressivamente un'azione
incosciente. Si tratta esattamente dell'effetto della propaganda.
«La nascita progressiva del potere delle folle è stata creata
mediante la propagazione di certe idee che si sono lentamente
stabilite negli spiriti, poi mediante l'associazione graduale degli
individui per
portare alla realizzazione delle concezioni teoriche».
Secondo Le Bon, l'inconscio sostiene un ruolo preponderante nel
funzionamento dell'intelligenza. «La vita cosciente dello spirito
rappresenta solamente una parte molto debole rispetto alla sua vita
incosciente. L'analista più sottile, l'osservatore più penetrante
non arriva a scoprire che un piccolissimo numero dei moventi
incoscienti che la guidano. I nostri atti coscienti derivano
soprattutto da un substratum incosciente creato dalle influenze di
eredità […]. Dietro le cause confessate dei nostri atti, ci
sono probabilmente le cause segrete che non confessiamo, ma dietro
queste cause segrete ce ne sono altre ancora più segrete, che noi
stessi ignoriamo. La maggior parte delle nostre azioni giornaliere
sono solamente l'effetto di moventi nascosti che ci sfuggono».
Più di cento anni fa, questo sociologo aveva compreso che
l'inconscio - oggi parliamo anche di subconscio - domina le nostre
azioni coscienti. Ai nostri tempi, la tecnologia IRM ha
confermato che il nostro cervello può essere eccitato da questo
famoso inconscio. Nel peggiore dei casi, quando la musica è stata
composta per manipolare i nostri spiriti, quando siamo in gruppo,
come avviene durante i concerti, possiamo trovarci letteralmente in
un stato di ipnosi di massa. In seguito, Le Bon spiega anche il
fenomeno della cecità cognitiva (ossia il non vedere qualcosa
di esistente o vedere cose diverse dalla realtà mediante la sola
forza della suggestionabilità). L'osservatore vede solamente
l'immagine evocata nel suo spirito e falsa la sua capacità di
giudizio. Senza parlare degli effetti subliminali (non li
conoscevano a quell'epoca), Le Bon fà riferimento al processo di
«penetrazione» negli spiriti di idee o di concetti tramite diversi
mezzi: «Quando, mediante procedimenti diversi, un'idea finisce
per penetrare nell'anima delle folle, o di un individuo, essa
possiede un potere irresistibile e provoca tutta una serie di
effetti che bisogna subire». Claude Allard, psichiatra e
psicanalista, è consigliare presso il CSA. La sua pratica e
la sua riflessione quotidiana vertono sul rapporto dei bambini col
piccolo schermo. Nel suo ultimo libro
Qu'est ce qu'il y a à la télé? («Che cosa c'è alla televisione»?), scrito in
collaborazione con la giornalista Cécile Dollé (Edizioni Albin Michel),
fornisce
alcune chiavi interpretative per comprendere il fascino che esercita
la televisione sui bambini 7. Alain Busschaert,
professore di pianoforte al Conservatorio dell'XIº distretto di Parigi e all'École
Normale de Musique de Paris.
è su
fatti concreti che si poggia e cerca di allertare
l'opinione pubblica sulle conseguenze di certi ascolti musicali
reiterati… Le sue osservazioni sono state riportate da diversi
articoli apparsi sulla stampa nazionale. Egli ha anche partecipato a
trasmissioni radiofoniche e risvegliato l'interesse di
François Bayrou,
a quel tempo Ministro
dell'Educazione Nazionale. Busschaert ha ricevuto anche il sostegno di
Gilbert Durand, uno dei più grandi antropologi della nostra epoca.

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Claude Allard | Alain Busschaert | Gilbert Durand |
Nel 1997, sollecitato dall'associazione Phare-Enfants-Parents,
ha scritto di un studio (divulgato sul suo sito) sul possibile ruolo della
musica nel comportamento suicida. Esperto in sofrologia, ha tra i suoi
obiettivi di fondare a medio termine un'Associazione per l'informazione
e lo sviluppo della sofro-musicoterapia.
Musicologo, musicoterapeuta, professore di pianoforte, egli propone
un insegnamento tradizionale di stampo psicopedagogico, e conduce
parallelamente una carriera di pedagogo, di conferenziere in
psicologia musicale e di pianista.
È il presidente dell'associazione AJ che concentra i proprî
sforzi sulla
prevenzione e sulla sensibilizzazione dei potenziali pericoli legati
all'ascolto reiterato di certi generi di musica popolare
8.
l
Altre conclusioni cui sono giunti diversi
scienziati


l
Esperimenti con i topi
Nella cornice di un progetto tutelato
dal Dipartimento dell'Educazione Nazionale dello Stato della
Virginia (USA), alcuni studenti universitari e liceali hanno dovuto
fare apprendistato nelle ricerche e nelle esperienze. Del 1995 al
1997, David Merell, uno studente della Suffolk High School,
ha scelto di presentare e sperimentare un'ipotesi: «L'ascolto della
musica comporta determinate conseguenze sulle capacità mentali». In
breve, per la sua dimostrazione, Merell ha utilizzato ventiquattro
topi bianchi divisi in tre gruppi. Ogni topo è stato generato dallo
stesso laboratorio per garantire che la provenienza non influenzasse
la ricerca. Ogni gruppo ha riceve lo stesso cibo, gabbie identiche,
la stessa acqua, la stessa luce. Questo per non influenzare
l'esperimento e renderlo più obiettivo possibile. Nel corso di
quattro settimane, tutti i topi, in modo individuale, hanno imparato
ad uscire da un labirinto.

Alla fine di questo periodo, tutti i
topi, senza eccezione, ne sono usciti in dieci minuti. Nel mondo
della scienza, ciò equivale a dire che il tasso di probabilità è
dell'ordine del 100% di certezza dei risultati: si può quindi
affermare che un topo può uscire da questo labirinto in dieci
minuti. Tale tempo diviene quindi il tempo di riferimento assoluto.
A quel punto, i tre gruppi sono stati sottoposti a tre tipi di
musica diversi nel corso delle quattro settimane consecutive:
-
Gruppo A: non è stato sottoposto ad alcuna musica;
-
Gruppo B: è stato sottoposto alla musica classica (Mozart);
-
Gruppo C: è stato sottoposto all'hard rock del gruppo Anthrax.

Risultato alla fine delle quattro
settimane:
-
Gruppo A: i topi sono riesciti ad uscire dal labirinto, che conoscevano già a memoria, in poco più di cinque minuti;
-
Gruppo B: risultato sbalorditivo: i topi sono riusciti ad uscire in poco più di tre minuti!;
-
Gruppo C: altro risultato rivelatore di questo test: i topi hanno impiegato più di… trenta minuti ad uscire del labirinto che conoscevano perfettamente!

Questo test è stato ripetuto a
più riprese e con altre varianti e con più gruppi. Ad esempio, un
gruppo è stato sottoposto alla musica degli anni '50, un altro a
quella degli anni '60, un altro ancora ad un campione di musica
radiofonica… E infine, ancora una volta, un gruppo all'hard rock
e un altro alla musica classica… I risultati sono stati altrettanto
rivelatori: il gruppo «musica classica» ha continuato ad uscire in
tre minuti, mentre gli altri ci hanno messo circa cinque minuti… Ma
il gruppo «musica rock»… non è mai arrivato sotto la soglia
dei trenta minuti! (dieci minuti come tempo di riferimento). Dunque,
sono state le parole che li hanno influenzati nelle loro
performance o
è stato qualcos'altro? Sembra che la musica, anche senza le parole,
veicoli qualcosa che ha un effetto innegabile sulla nostra
intelligenza e sui nostri atteggiamenti. Non dimentichiamo che i topi non
comprendono né l'inglese, né l'italiano… Quindi, non pensate che dire
«ad ogni modo non capisco» o «non ascolto le parole; è
solo la
musica che mi attira» faranno di voi un'eccezione alla regola! Non è
nessuna garanzia per voi che ciò che pensate sia la realtà... La
realtà scientifica ci svela tutt'altro. La scienza ha appena
dimostrato, mediante quest'unica esperienza, che la musica influenza il
nostro intelletto e le nostre capacità! E questa esperienza non
tentava di dimostrare gli effetti dei messaggi subliminali
rovesciati… Il test sarebbe più complessa con gli uomini, ma i suoi
effetti sono stati ben dimostrati da altri studi! Non si tratta
quindi esclusivamente delle parole, ma anche della
combinazione di atmosfera e di ambiente che veicolano
un'influenza che può influire anche sul funzionamento del nostro
corpo.
l
Gli effetti nei locali notturni e durante i
concerti sul nostro cervello

La musica crea un'atmosfera.
Un'atmosfera crea un ambiente.
Un ambiente crea un atteggiamento.
Quali sono i meccanismi di questo
processo?
Il ritmo è l'elemento più fisico della
musica. È il solo elemento nella musica che crea il movimento del
nostro corpo. Un spirito offuscato dalla droga o dall'alcol risponde
più facilmente al beat. Il cuore adatta il suo ritmo a quello
della musica. Il volume accentua l'ottenebramento dello spirito. Un
suono molto elevato fino al limite del dolore provoca una tale
violenza fisica che blocca letteralmente il processo del pensiero e
della ragione. La ripetizione eccessiva è un altro caratteristica
dell'ambiente delle discoteche e della musica. Come abbiamo visto,
la ripetizione è un
metodo di ipnosi e di indottrinamento. Siamo in
balia dei messaggi trasmessi nella musica. Essa risveglia
l'aggressività, la violenza e le pulsioni sessuali. I passi di danza
diventano suggestivi, addirittura pornografici. In questo stato
euforico, siamo capaci di fare qualsiasi cosa e siamo alla mercé dei
«manipolatori». L'oscurità è un'altra sfaccettatura della scena
delle discoteche. Il buio in cui è immersa la massa diventa
allora una grande maschera di anonimato. L'identità personale
sparisce nelle tenebre e si assottigliano i sensi di responsabilità.
Diventiamo anonimi e allora… tutto è permesso! Gli
stroboscopi «fendono» l'oscurità in modo ripetitivo ed estremamente
veloce, il che provoca certi effetti ipnotici. L'«ipnotizzatore»
aspetta solamente una cosa: prendere il controllo degli
atteggiamenti della folla. Come avrete capito, questi elementi presi
uno alla volta non possono nuocere effettivamente. Tuttavia, la
combinazione di molti o di tutti questi elementi rende ciascuno di
noi più sensibile agli effetti sovversivi della musica e trasforma
la massa in «schiavi della musica» e dei suoi messaggi. A quel
punto, la musica sortisce alcuni effetti condizionati dello spirito.
Beninteso, è una questione di «ricettività emozionale e
psicologica». Sulla maggior parte delle persone, ciò non avrà alcuna
o poche conseguenze. Ascoltare una canzone dei
Beatles o dei
Queen occasionalmente,
non trasforma nessuno. È
la ripetizione frequente e incessante, le combinazioni
sensibilità-fragilità emotiva che fà sì che gli effetti dissimulati
della musica divengano percettibili. L'alcol, la droga e la
stanchezza rinforzano questa sensibilità e ricettività. È la legge
delle quantità e degli eccessi che influenza. Troppi «troppo» sono
sempre dannoso. Un bicchiere di birra non fà un gran che, ma la cosa
non vale quando aumentano smodatamente...



Note
1
Traduzione dall'articolo originale francese Que dit la science?
(«Cosa dice la scienza»?), a cura di
Paolo Baroni. Scritto
reperibile alla pagina web
Il
contenuto non esauriente di questa pagina è una compilazione di
recenti ricerche significative, continuamente aggiornate, e di
analisi neurologiche, sociologiche e scientifiche. Troverete più di
riferimenti e studi completi nel libro
Les Écrans Face à l'Innocence.
2
Scoprite questa stupefacente teoria
più nel dettaglio e visionate il video della sua prima conferenza in
Francia nel capitolo
Le langage inversé.
3
Tale argomento è spiegato più dettagliatamente nella pagina
intitolata
Contesto
storico del subliminale.
4 La dopamina
è un neurotrasmettitore che appartiene alle catecolamine, e dunque
generata dell'amminoacido tirosina. Nel sistema nervoso centrale, la
dopamina agisce come neurotrasmettitore attivando i ricettori
dopaminergici postsinaptici. La dopamina è prodotta in diverse aree
cerebrali. Essa è anche un neurormone prodotto dall'ipotalamo. La
sua principale funzione, in quanto ormone, è di inibire la
liberazione di prolattina tramite il lobo anteriore dell'ipofisi. La
dopamina è il precursore dell'adrenalina e del noradrenalina.
5
Vedi pagina web
6
Cfr. «Vous Avez dit Neuromarketing» («Avete detto
neuromarketing»), in Cerveau et Psycho, nº 7,
settembre-ottobre 2004. Per le applicazioni e gli esempi nella
pubblicità, vedi Les exemples visuel 2: la publicité, alla
pagina web
7
è possibile leggere
un'intervista a Cécile Dollé alla pagina web
8
Estratti dell'intervista della rivista Famille Chretienne,
con testimonianze strazianti di adolescenti sono reperibili alla
pagina web
Per visionare alcuni manoscritti di testimonianze rivelatrici di
alunni di Alain Busschaert, vedi la pagina web
Inoltre, alla pagina intitolata
Info o intox, è
possibile consultare diverse ricerche
scientifiche che non sono riportate in questa sede.
FONTE: http://www.centrosangiorgio.com
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