Sono
molte le persone che, per vissuti personali, covano un senso di
inferiorità che le porta verso amori tormentati, aventi una matrice
comune e simile, che si ripetono anche con soggetti diversi. Nelle loro
relazioni affettive la richiesta di attenzioni, rassicurazioni e
conferme è continua e il buco della loro scarsa auto-stima alimenta
pensieri denigratori che tendono a far sperimentare emozioni e desideri
che mai si soddisfano. La qualità della vita che si mette in atto e che
si sperimenta diventa una dolorosa conseguenza, portatrice di fallimenti
e attaccamenti morbosi che portano di fatto solo sofferenza. La Cultura
Indovedica, attraverso la sua millenaria letteratura, ci fornisce
innumerevoli esempi e storie che dimostrano quanto ciò sia vero ed
innato nella struttura stessa dell'essere vivente, al di là di qualsiasi
contesto storico o sociale. Tra le tante, possiamo citare la storia del
re Dhritarashtra, contenuta all'interno del Mahabharata, del re
Puranjana, contenuta all'interno del quarto Canto dello Shrimad
Bhagavatam, del brahmana Ajamila, contenuta all'interno del sesto Canto o
del Re Citraketu, contenuta nel sesto Canto. Qual
è la connessione tra l'esperienza, l'esperienza ripetuta, la dipendenza
e quindi il ricadere negli stessi schemi mentali? Perché una persona
compie gli stessi errori faticando ad imparare dall'esperienza? Di
fatto, le emozioni e le sensazioni connesse sono i marcatori chimici
delle esperienze precedenti ed esistono in virtù del fatto che le
impressioni derivanti da un determinato vissuto hanno attivato
specifiche reti neurali (ovvero le loro sinapsi). L'esperienza ripetuta
ha poi rafforzato i loro collegamenti strutturando i percorsi a livello
elettro-chimico. Ciò ha dato origine a modelli di comportamento (vasana)
precostituiti che si sono rafforzati a tal punto che altre modalità di
pensiero non vengono neanche prese in considerazione tanto più il
collegamento è forte e saldo. Il “box” del nostro pensiero tenderà a
creare pertanto la stessa struttura mentale dando origine ai pensieri
automatici condizionanti, che portano ad evitare tutto ciò che non si
conosce, ovvero che non si è sperimentato precedentemente. Ad ogni
stimolo (interno od esterno) è associata una rete neurale a cui a sua
volta è associata una componente emotiva. Nel corso dell'attivazione
lungo il circuito formato dalla rete costituita dai singoli neuroni
vengono rilasciate delle sostanze (i neurotrasmettitori) portatori di un
contributo informativo, che viene comunicato a tutte le cellule del
corpo, le quali svilupperanno dei particolari recettori a quel
determinato neurotrasmettitore (si pensi che al momento se ne conoscono
più di 100 e sono in continua crescita). Tanto più il modello di
pensiero è strutturato e quindi il circuito neurale prevalente, tanto
più si svilupperanno i recettori a quel determinato neurotrasmettitore.
Ciò che avviene è una sorta di assuefazione a quella determinata
sostanza rilasciata, ovvero saranno le cellule stesse tramite i
recettori a richiederne il rilascio. Sussiste quindi una sorta di
feedback dal corpo stesso. Lo stimolo scatenante l'emozione non arriva
quindi solo dall'esterno e dall'interno (samskara), ma anche dal corpo a
livello chimico. Ecco quindi spiegata la dipendenza emozionale.
Naturalmente noi non siamo solo il risultato di elettro-chimica delle
cellule, poiché ciò che da vita e luce ad esse è la coscienza che è alla
base di tutto. Ne consegue che lo schema di comportamento automatico
può essere interrotto agendo su di essa, creando i presupposti per un
cambiamento alla base mediante lo sviluppo armonico di volontà saggia e
autodisciplina delle emozioni. Per fare ciò il primo vero problema da
risolvere è quello della conoscenza di chi siamo realmente. Dalla
conoscenza a livello teorico (jnana), si passa poi alla messa in pratica
attiva e ciò contribuisce alla modificazione delle reti neurali
preesistenti ed alla formazione di nuovi circuiti. Infatti quando
acquisiamo delle composizioni semantiche comunicate da qualcun altro (si
veda ad esempio gli insegnamenti del Maestro Spirituale) e le
interiorizziamo attraverso l'analisi, la riflessione, la contemplazione e
la nostra critica personale, iniziamo a modificare e a creare nuove
connessioni sinaptiche nel cervello. Queste connessioni di recente
connessione costituiranno una rete di tessuti neurologici che non
aspettano altro che di essere attivati dall'esperienza di vivere con
questa conoscenza nuova. Quindi dalla conoscenza all'esperienza, per
passare all'emozione fornita da quell'esperienza; essa consente di
maturare una comprensione e lo sviluppo della saggezza. Ne consegue
l'evoluzione. Nel corso di questo processo il praticante sviluppa la
consapevolezza di essere “altro” che il contenuto mentale, facilitando
il processo di dis-identificazione dal contenuto psichico e maturando
contestualmente il “gusto” di una nuovo sentire, più elevato e sano
rispetto al precedente che in definitiva portava solo sofferenza:
“L'anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, sebbene il
gusto per gli oggetti dei sensi rimanga. Ma se perde questo gusto
sperimentando un piacere superiore, resterà fissa nella coscienza
spirituale” Bhagavad Gita II.59. Il
gusto superiore a cui fa riferimento Krishna (param drshtva nivartate) è
costituito dalle emozioni spirituali, ciò che realmente appartiene alla
nostra essenza, la forza causale di tutto ciò che chiamiamo amore e che
viene poi distorto. A quel livello l'emozione non è illusoria in quanto
non durevole nel tempo, anzi è stabile, profonda, vera ed autentica e
dona intensa gratitudine, amore per sé stessi e per il creato. La
felicità suprema, la libertà e la compassione sono dentro di noi, sono
le emozioni spirituali. Il vero cambiamento nasce solamente da una vera
conoscenza di sé, la visione oltre le maschere dell'ego, comprendendo
che il piacere vero e autentico che dona un stabile appagamento, può
essere conseguito solo riscoprendo la propria ed altrui intrinseca
natura Divina.
Per approfondimenti vedere:
* "Bleep. Ma che ...bip... sappiamo veramente? (What the Bleep do We Know?) ... UNA PRIMA OCCHIATA!!!!!" ... giugno 2012.
Bleep. Ma che ...bip... sappiamo veramente? (What ...
* "IL CERVELLO: parti e funzioni!!!!" ... luglio 2012.
IL CERVELLO: parti e funzioni!!!!
Articolo bellissimo e utile a molti, continuate su questa linea ed il blog avrà una reale utilità anche sotto il profilo pratico, riassunto secco, chiaro, e soprattutto pratico sul lavoro... Grazie.
RispondiEliminaConcordo!!
RispondiEliminaConcordo anche io, è sempre un piacere leggere gli articoli di questo blog, continuate così!
RispondiEliminatutte cavolate bellissime... studiate le neuroscienze, utilizzate riferimenti bibliografici (vedi wikipedia) e vi renderete conto di quanta irrealtà c'è in queste parole...
RispondiElimina..mi rattrista sapere ke tu creda ke siano cavolate: uno degli scopi principali ke mi sono prefissato aprendo questo blog è proprio trovare una via ke ci aiuti tutti a vivere meglio... purtroppo cerco su canali non corrotti come d'altronde ritengo wikipedia e sto preparando già un altro articolo (con più riferimenti scientifici) ad avvalorare le tesi riportate sopra!!! Un altro dei miei obiettivi è comunque il crescere insieme, quindi sarei molto lieto se tu avessi voglia di argomentare con i dati di cui parlavi la tua tesi per instaurare così un dibattito costruttivo!!! ^_^
EliminaRingrazio infinitamente per tutto l'amore ed il sostegno ke mi dimostrate!!!
RispondiElimina^_^