Olismo: il fluire del Tutto
Il
termine olistico viene usato in questi giorni per descrivere di tutto,
dalla medicina alternativa ai nuovi modi di trattare gli affari, dai
metodi progressisti di insegnamento all'agricoltura vecchio stile. Ma
che cosa significa veramente "olistico"? Se mai qualcuno al mondo lo sa
questo è David Bohm. In parte filosofo, in parte mistico, in parte
attivista sociale, Bohm è principalmente conosciuto a livello mondiale
come un fisico teorico, un esploratore scientifico che ha speso
cinquant'anni a investigare l’affascinante teoria che tutte le parti
dell'universo sono fondamentalmente interconnesse, e formano un tutto
initerrotto, un flusso continuo.
Nel
1959, leggendo un libro del filosofo indiano Jiddu Krishnamurti. Bohm
vede immediatamente l'affinità tra il suo crescente interesse per
l'olismo a livello atomico e l'insistenza di Krishnamurti sul fatto che
tutte le relazioni del cosmo devono essere viste olisticamente, perché
fondamentalmente nel cosmo non esistono divisioni.
Krishnamurti
sostiene che ognuna delle nostre coscienze individuali è una
manifestazione dell'intera coscienza umana, con tutta la sua storia, le
sue percezioni e interazioni con la natura. Quindi l'osservatore è la
cosa osservata.
A
metà degli anni '60, in parte come risultato della sua associazione con
Krishnamurti, Bohm ha cominciato a sviluppare la sua teoria dell'ordine
implicato della totalità. Bohm qualche volta usa la metafora
dell'ologramma per spiegare la sua teoria. Un ologramma è un'immagine
fotografica prodotta da una luce laser. L'immagine viene immagazzinata
su una lastra fotografica e poi ricreata illuminando con un laser la
lastra per creare un'immagine tridimensionale. Curiosamente, se
illuminiamo col laser una piccola parte tagliata via dalla lastra
fotografica originaria, l'immagine che compare è ancora l'intera
immagine anche se con qualche dettaglio in meno. In altre parole, ogni
parte ha implicitamente trattenuto l'informazione del tutto. Gli
ologrammi, tuttavia, sono delle immagini statiche e non catturano quel
movimento dinamico che Bohm vede come basilare per l'ordine implicato
complessivo dell'universo, dove ogni 'parte' del flusso porta con sé
un'immagine implicita del tutto che è in continuo dispiegamento.
Una
delle più strabilianti applicazioni dell'ordine implicato è la nuova
comprensione della relazione tra mente e materia. Gli scienziati sono
arrivati a credere che la coscienza umana sia il risultato di una lunga
evoluzione in cui gli atomi semplici si sono raggruppati tra di loro in
forme sempre più complesse, dalla singola cellula ai rettili, dalle
scimmie all'Homo sapiens.
La
teoria dell'ordine implicato dice, tuttavia, che la coscienza non è
solo una proprietà degli animali superiori. La coscienza è intessuta
implicitamente in tutta la materia e la materia è intessuta nella
coscienza.
Nell'universo
bohmiano materia e significato si influenzano continuamente a vicenda,
come a livello individuale lo stato della mente può influenzare il corpo
e lo stato del corpo può influenzare lo stato della mente.
Riguardo
ai problemi sociali Bohm vede il mondo come un luogo pieno di problemi,
lacerato da divisioni e conflitti tra gruppi e individui, tra l'uomo e
la natura, e pensa che molti di questi problemi potrebbero essere
risolti se ci focalizzassimo sulla totalità invece che dare un valore
supremo alle parole. Lo scienziato crede che si potrebbe attuare un
drammatico cambiamento della società se anche solo pochi individui
fossero capaci di realizzare questo spostamento di ottica, perché,
secondo la sua teoria, 1a coscienza è già interconnessa con tutte le
altre coscienze.
Presentiamo alcuni frammenti scelti di un'intervista con David Bohm pubblicata
sulla rivista americana New Age Journal, nel numero di settembre -
ottobre 1989. L'intervista è stata fatta da John Briggs, autore di 'Fire
in the Crucible' (St.Martin's Press).
John
Briggs: Che cosa hai imparato dalla tua ricerca scientifica sulla
natura che pensi potrebbe essere importante condividere con quelli che
non sono degli scienziati?
David
Bohm: ho imparato che dobbiamo capire l'unità del mondo. Il modo
attuale di romperlo in frammenti non è adeguato. E' questa la ragione
per cui abbiamo bisogno di cominciare un dialogo serio, per evitare una
maggior frammentazione e per riparare la frammentazione che è già
avvenuta. Abbiamo ogni genere di divisione. Nella scienza ci sono campi
come la fisica, la biologia, le scienze sociali. Entro a ogni campo ci
sono altri campi particolari e si capiscono a fatica l'uno con l'altro.
In medicina gli specialisti di una parte del corpo capiscono a fatica
che cosa succede in una parte del corpo che è strettamente legata al
primo. Ci sono esempi senza fine.
Pensiamo che il nostro approccio frammentario alla realtà non sia un problema perché molti di noi hanno l'assunzione metafisica inconscia che la natura sia fatta di parti separate.
Qualunque sia l'ultimo modello di macchina, la gente pensa che sia il modello della natura. Ciò implica che la natura è lì perché noi possiamo tirare fuori quello che vogliamo e questo rende la natura un mezzo utilizzabile per un fine. Io sostengo che questo modello non è adeguato. Non sono contrario a trattare le cose come delle parti, ma dobbiamo capire cosa significa la parola parte. Una parte non ha significato se non in termini di un tutto. L'idea di trattare una cosa come soltanto una parte, può funzionare un po' ma non per tempi lunghi. Fino alla fine dei diciannovesimo secolo l'idea di poter ridurre tutto a una macchina di qualche genere è prevalsa nella scienza. Poi, nella prima parte di questo secolo, è stato scoperto che gli elettroni, che si pensava fossero le "parti" più piccole della materia, avevano delle proprietà ondulatorie. La meccanica quantistica ha anche scoperto che le onde di luce possono agire come delle particelle. I fisici hanno trovato che un elettrone agisce come un'onda o come una particella a seconda di come viene fatto l'esperimento, in altre parole dipende dall'ambiente circostante. Questo va contro l'idea meccanica che una parte è indipendente da dove si trova, l'ambiente non la cambia e il guardarla non la cambia. Ma un elettrone è più come una persona che si comporta in modo diverso se sa di essere osservata. Negli esperimenti quantistici troviamo che l'osservatore è l'osservato. Quello che sai dell'atomo come risultato del tuo tentativo di vederlo, non può essere separato dal contesto in cui esiste l'atomo, il che include anche l'osservazione. Di nuovo, questo assomiglia a quello che succede alla gente che viene disturbata quando si sente osservata.
Pensiamo che il nostro approccio frammentario alla realtà non sia un problema perché molti di noi hanno l'assunzione metafisica inconscia che la natura sia fatta di parti separate.
Qualunque sia l'ultimo modello di macchina, la gente pensa che sia il modello della natura. Ciò implica che la natura è lì perché noi possiamo tirare fuori quello che vogliamo e questo rende la natura un mezzo utilizzabile per un fine. Io sostengo che questo modello non è adeguato. Non sono contrario a trattare le cose come delle parti, ma dobbiamo capire cosa significa la parola parte. Una parte non ha significato se non in termini di un tutto. L'idea di trattare una cosa come soltanto una parte, può funzionare un po' ma non per tempi lunghi. Fino alla fine dei diciannovesimo secolo l'idea di poter ridurre tutto a una macchina di qualche genere è prevalsa nella scienza. Poi, nella prima parte di questo secolo, è stato scoperto che gli elettroni, che si pensava fossero le "parti" più piccole della materia, avevano delle proprietà ondulatorie. La meccanica quantistica ha anche scoperto che le onde di luce possono agire come delle particelle. I fisici hanno trovato che un elettrone agisce come un'onda o come una particella a seconda di come viene fatto l'esperimento, in altre parole dipende dall'ambiente circostante. Questo va contro l'idea meccanica che una parte è indipendente da dove si trova, l'ambiente non la cambia e il guardarla non la cambia. Ma un elettrone è più come una persona che si comporta in modo diverso se sa di essere osservata. Negli esperimenti quantistici troviamo che l'osservatore è l'osservato. Quello che sai dell'atomo come risultato del tuo tentativo di vederlo, non può essere separato dal contesto in cui esiste l'atomo, il che include anche l'osservazione. Di nuovo, questo assomiglia a quello che succede alla gente che viene disturbata quando si sente osservata.
D.B:
La mia idea è che un elettrone è una particella, ma è accompagnato da
un nuovo tipo di campo, Potremmo chiamarlo un “campo olistico”. Un campo
è qualcosa che si espande in tutto lo spazio. Un buon esempio è un
magnete. Se spargi della limatura di ferro su della carta sopra a un
magnete, rivela un campo che diventa sempre più debole man mano che si
estende nello spazio. Se carichi elettricamente una palla di metallo,
diffonderà un campo attorno a sé. Immagina un'onda d'acqua che si
diffonde, con un tappo che galleggia all'interno. Campi del genere sono
noti da secoli e la proprietà comune a tutti è che il loro effetto
diminuisce con la distanza. Questa proprietà permette alla gente di
pensare a cose a distanza come a parti separate, indipendenti, che
interagiscono attraverso i propri campi. Tutti accettano questo. Ma
quello che, come dico, è nuovo riguardo alla meccanica quantistica, è
che implica un nuovo genere di campo olistico.
L’interpretazione di Bohm della meccanica
quantistica non ha ricevuto dai suoi colleghi scienziati la medesima
accoglienza delle scoperte sulla diffusione, rendendolo anzi un outsider
tra di loro e ponendolo sul fronte avanzato del movimento filosofico –
scientifico noto come “la nuova fisica”; si tratta di una ricerca
dell’Olismo inerente alla natura, che ha trovato dei paralleli tra
antiche idee spirituali e ultime teorie sulle proprietà fondamentali
della materia. Ispirato dalla ricerca di connessioni e corrispondenze,
Bohm ha cercato di applicare ai conflitti sociali il metodo di
risoluzione dei problemi derivato dalle sue scoperte nella fisica,
estraendone una modalità di lettura e di gestione delle controversie
basata su un procedimento dialettico di discussione di gruppo e di
dialogo. Se questa estrapolazione e generalizzazione è opinabile, non
bisogna dimenticare che le sue teorie sull’Olismo quantistico sono la
conseguenza dell’incontro col filosofo Krishnamurti, dal quale ha
mutuato la visione che tutte le relazioni del cosmo devono essere viste
olisticamente, perché fondamentalmente in esso non esistono divisioni, e
ognuna delle nostre coscienze individuali è una manifestazione
dell’intera coscienza umana, con tutta la sua storia, le sue percezioni e
le sue interazioni con la natura, con la conseguenza che l’osservatore è
la cosa osservata. A metà degli anni ’60 Bohm ha cominciato a
sviluppare la sua teoria dell’ordine implicato o nascosto o avvolto
(enfolded) della totalità, per spiegare la quale qualche volta usa la
metafora dell’ologramma, e una delle cui applicazioni è una nuova
spiegazione della relazione tra mente e materia. Gli scienziati sono
arrivati a credere che la coscienza umana sia il risultato di una lunga
evoluzione in cui gli atomi semplici si sono raggruppati tra di loro in
forme sempre più complesse, ma la teoria dell’ordine implicato dice che,
invece, la coscienza non è solo una proprietà degli animali superiori,
ma è intessuta implicitamente in tutta la materia e viceversa la materia
è intessuta nella coscienza. Nell’universo di Bohm materia e
significato si influenzano a vicenda continuamente, come a livello
individuale lo stato della mente può influenzare il corpo e lo stato del
corpo può influenzare la mente.
Bohm critica l’assunto della scienza positivista dell’universo come meccanismo di cui il prototipo è l’orologio, in cui ogni parte è indipendente e interagisce spingendo e tirando rotelle e ingranaggi, e che come una macchina può essere smontato e rimodellato scambiando le parti. Il modello meccanico fa della natura un mezzo per un fine, che è il raggiungimento di un livello sempre più elevato di progresso da parte dell’uomo, ed implica che la natura è lì perché noi possiamo tirarne fuori quello che vogliamo, ragionamento che apre la porta allo sfruttamento e al collasso ecologico del pianeta.
Bohm critica l’assunto della scienza positivista dell’universo come meccanismo di cui il prototipo è l’orologio, in cui ogni parte è indipendente e interagisce spingendo e tirando rotelle e ingranaggi, e che come una macchina può essere smontato e rimodellato scambiando le parti. Il modello meccanico fa della natura un mezzo per un fine, che è il raggiungimento di un livello sempre più elevato di progresso da parte dell’uomo, ed implica che la natura è lì perché noi possiamo tirarne fuori quello che vogliamo, ragionamento che apre la porta allo sfruttamento e al collasso ecologico del pianeta.
L’idea di un comportamento coerente e
“intelligente” della materia è sviluppato dalla teoria dell’ordine
implicato o avvolto, che Bohm tratta nel libro Wholeness and implicated
order. L’ordine implicato può essere illustrato con l’aiuto di un
dispositivo formato da due cilindri di vetro concentrici, quello interno
fisso e quello esterno in grado di ruotare lentamente. Lo spazio fra i
due cilindri è riempito con un liquido vischioso come la glicerina.
Quando il cilindro esterno viene ruotato, il fluido vicino è trascinato
insieme ad esso quasi alla medesima velocità, mentre il fluido più
vicino al cilindro interno che è stazionario sta anch’esso quasi fermo.
Il fluido in zone intermedie dello spazio tra i cilindri si muove a
velocità diverse, ed in tal modo qualsiasi piccolo elemento della
glicerina viene effettivamente tirato come un lungo filo sottile. Se
mettiamo una goccia di inchiostro indelebile nel liquido, è possibile
seguire il movimento osservando come la goccia venga allungata a forma
di filo sin tanto che è così sottile da diventare invisibile. A un primo
sguardo si può essere tentati di dire che la goccia di inchiostro si è
completamente mescolata con la glicerina, così che l’ordine iniziale è
andato disperso ed ora è accidentale e caotico. Ma supponiamo che il
cilindro esterno venga ora ruotato in senso inverso. Se il fluido è
molto vischioso come la glicerina, e il cilindro non viene ruotato
troppo velocemente, allora il fluido ripercorre esattamente i suoi
passi: l’elemento ritorna alla sua forma originaria e la goccia di
inchiostro appare dal nulla. Quello che era stato preso per una perdita
caotica e accidentale di ordine era in realtà un ordine nascosto di
grado elevato, generato dall’ordine iniziale semplice della goccia, per
mezzo del cilindro ruotante. L’ordine nascosto è stato daccapo
trasformato nell’ordine originario semplice quando si è invertita la
rotazione del cilindro: ruotando i cilindri in senso inverso allora la
goccia si svela. Per ottenere un ordine implicato o avvolto da ordini
nascosti è però necessario considerare una serie di gocce di inchiostro,
avvolte in progressione. Introduciamo la prima goccia e ruotiamo il
cilindro un numero n di volte. Aggiungiamo una seconda goccia e
similmente il cilindro viene ruotato un numero n di volte, in tal modo
la prima goccia è avvolta 2n volte. Una terza goccia viene aggiunta, e
la seconda è avvolta 3n volte; il processo è ripetuto sino a che siano
state avvolte molte altre gocce. Quando si ruota all’inverso il
cilindro, le gocce una dopo l’altra emergono nella forma svelata o
esplicata e poi si avvolgono ancora indietro nella glicerina. Esse
prendono consistenza per un certo tempo all’interno del liquido che si
muove. L’esperimento può ora essere esteso in modo che le gocce vengono
aggiunte in posizioni diverse in progressione. Quando si inverte la
rotazione del cilindro, le gocce sono svelate in una linea che si muove
lungo lo spazio. Se il movimento è abbastanza rapido esso dà
l’impressione di una particella che attraversa lo spazio lungo una
traiettoria. Questa particella è semplicemente la manifestazione di un
ordine avvolto o implicato molto più grande, all’interno del tutto
formato dalla glicerina, un ordine la gran parte del quale rimane
nascosta.
Molte proprietà quantiche primarie di
particelle come gli elettroni possono essere spiegate con questo
modello. Per esempio, le gocce potrebbero essere disposte in modo da
produrre una traccia lineare sino a un certo punto, che interrompe la
sua continuità per iniziare un’altra traccia ad una certa distanza,
fornendoci così un modo per comprendere i salti discontinui
dell’elettrone da uno stato quantico ad un altro.
L’esempio serve ad illustrare che cosa si intende per ordine implicato o avvolto. Quello che è essenziale in tale ordine è la presenza simultanea di una sequenza di molti gradi di avvolgimento con differenze simili fra loro, come evidenziano le gocce di inchiostro nella glicerina. Tale ordine non può essere reso esplicito come un tutto, ma può soltanto manifestarsi con l’emergere di gradi progressivi di avvolgimento. Esso talora non coincide con l’ordine esplicito o svelato, in cui differenze simili sono presenti tutte insieme, in forma manifesta ed estesa. L’ordine esplicito è quello che ovviamente incontriamo nell’esperienza ordinaria e nella fisica classica. Una migliore analogia del comportamento di un elettrone può essere ottenuta considerando un ologramma, una registrazione fotografica di onde di luce che sono state riflesse su un oggetto. Nella fotografia normale viene usata una lente per focalizzare la luce da un oggetto in modo che ciascuna piccola sezione dell’oggetto sia riprodotta in una piccola sezione della lastra fotografica. In olografia, la registrazione fotografica fatta con luce laser non assomiglia in effetti all’oggetto, ma è costituita da una fine configurazione di bordi di interferenza. Però ogni porzione della lastra contiene l’informazione proveniente da tutto l’insieme dell’oggetto. Quando la luce laser dello stesso tipo viene usata per illuminare la lastra, le onde di luce che emergono assomigliano a quelle che all’origine provenivano dall’oggetto. Anche se viene illuminata una parte della lastra si ottiene comunque un’immagine dell’intero oggetto, perché la luce proveniente da ogni parte è avvolta all’interno di ciascun settore della lastra. Nella fotografia normale l’informazione è depositata localmente mentre nella olografia essa viene immagazzinata globalmente. Illuminando progressivamente settori sempre più piccoli dell’ologramma, le immagini del tutto non sono perdute, anzi dettagli sempre più sottili sono progressivamente più difficili da risolvere. L’ologramma fornisce una buona analogia con la natura generale del movimento in base alla meccanica quantistica. Più in generale, con un telescopio, l’intero universo nello spazio e nel tempo è ‘avvolto’ all’interno di ciascuna regione e può essere ‘svelato’ con l’aiuto di lenti e apparecchi fotografici. La luce proveniente da tutte le stelle non produce una configurazione totalmente disordinata di onde all’interno di qualsiasi piccola regione dello spazio, ma al contrario ciascuna regione avvolge tutto l’universo, e questo processo di avvolgimento e di svelamento consente agli scienziati di apprendere attorno all’universo intero, senza riguardo a dove essi si collochino.
L’esempio serve ad illustrare che cosa si intende per ordine implicato o avvolto. Quello che è essenziale in tale ordine è la presenza simultanea di una sequenza di molti gradi di avvolgimento con differenze simili fra loro, come evidenziano le gocce di inchiostro nella glicerina. Tale ordine non può essere reso esplicito come un tutto, ma può soltanto manifestarsi con l’emergere di gradi progressivi di avvolgimento. Esso talora non coincide con l’ordine esplicito o svelato, in cui differenze simili sono presenti tutte insieme, in forma manifesta ed estesa. L’ordine esplicito è quello che ovviamente incontriamo nell’esperienza ordinaria e nella fisica classica. Una migliore analogia del comportamento di un elettrone può essere ottenuta considerando un ologramma, una registrazione fotografica di onde di luce che sono state riflesse su un oggetto. Nella fotografia normale viene usata una lente per focalizzare la luce da un oggetto in modo che ciascuna piccola sezione dell’oggetto sia riprodotta in una piccola sezione della lastra fotografica. In olografia, la registrazione fotografica fatta con luce laser non assomiglia in effetti all’oggetto, ma è costituita da una fine configurazione di bordi di interferenza. Però ogni porzione della lastra contiene l’informazione proveniente da tutto l’insieme dell’oggetto. Quando la luce laser dello stesso tipo viene usata per illuminare la lastra, le onde di luce che emergono assomigliano a quelle che all’origine provenivano dall’oggetto. Anche se viene illuminata una parte della lastra si ottiene comunque un’immagine dell’intero oggetto, perché la luce proveniente da ogni parte è avvolta all’interno di ciascun settore della lastra. Nella fotografia normale l’informazione è depositata localmente mentre nella olografia essa viene immagazzinata globalmente. Illuminando progressivamente settori sempre più piccoli dell’ologramma, le immagini del tutto non sono perdute, anzi dettagli sempre più sottili sono progressivamente più difficili da risolvere. L’ologramma fornisce una buona analogia con la natura generale del movimento in base alla meccanica quantistica. Più in generale, con un telescopio, l’intero universo nello spazio e nel tempo è ‘avvolto’ all’interno di ciascuna regione e può essere ‘svelato’ con l’aiuto di lenti e apparecchi fotografici. La luce proveniente da tutte le stelle non produce una configurazione totalmente disordinata di onde all’interno di qualsiasi piccola regione dello spazio, ma al contrario ciascuna regione avvolge tutto l’universo, e questo processo di avvolgimento e di svelamento consente agli scienziati di apprendere attorno all’universo intero, senza riguardo a dove essi si collochino.
Nel modo abituale di pensare, viene
tacitamente riconosciuto un ordine implicato che non si ritiene abbia
però alcun significato fondamentale. Per esempio, i processi di
avvolgimento sono ritenuti solo modi convenienti di analizzare quello
che è fondamentalmente un movimento nell’ordine esplicato, in cui
vengono trasmesse in continuazione onde, attraverso un semplice contatto
locale di campi. Tutto ciò è stato illustrato per mezzo delle analogie
delle gocce di inchiostro e dell’ologramma. E inoltre possibile
combinare alcune caratteristiche di entrambe queste analogie immaginando
un’onda che raggiunge un fuoco in una piccola regione dello spazio e
poi scompare. Essa sarà seguita da un onda simile che si focalizza in
una posizione leggermente differente, poi da un’altra e da un’altra e
così indefinitamente sino a che si forma una ‘traccia’ che assomiglia al
percorso della particella. Invero le particelle in fisica sono molto
più simili a strutture dinamiche radicate in un tutto da cui si svelano e
in cui si avvolgono che simili a palle da biliardo stabilizzate
soltanto nelle loro forme localizzate. Ma si può andar oltre. Finora
abbiamo considerato alcune particolari specie di particelle, gli
elettroni, i protoni e i neutroni, ciascuna delle quali ha un suo ordine
implicato. Ma potrebbero esserci ulteriori insiemi sconosciuti di
entità, ciascuna con un ordine implicato, e oltre a ciò potrebbe esserci
un ordine implicato comune, sempre più in profondità, senza limite e
totalmente sconosciuto. Questa totalità sconosciuta e indescrivibile
verrà chiamata Olomovimento, che è un modo più generale e dinamico di
parlare dell’ordine implicato. Esso costituisce la base primaria di
tutta la materia. Nella meccanica quantistica possiamo sviluppare la
funzione d’onda e normalizzarla in modo che rappresenti una probabilità,
ovvero in pratica a seguito di una misura dobbiamo poter ottenere uno
dei valori della funzione d’onda in base alla probabilità che esso ha di
presentarsi (collasso o crollo della funzione d’onda); in modo analogo
ciascun oggetto o entità emergerà come forma relativamente stabile e
costante dall’Olomovimento nell’ordine esplicato. Questa forma apparente
visibile è sostenuta dall’Olomovimento in cui si dissolve, e deve
pertanto trovarsi primariamente compressa all’interno dell’Olomovimento
stesso. È chiaro che l’ordine implicato è quello che sottende tutta la
realtà, sebbene abbia bisogno per manifestarsi e sia sempre in relazione
essenziale con l’ordine esplicato.
David Bohm: l'Universo come ologramma!
Ordini nascosti e Realta’ svelate
Una delle affermazioni piu’ sorprendenti di Bohm e’ che la realta’ tangibile della nostra vita quotidiana e’ in effetti una qualche specie di illusione, come un’immagine olografica. Al di sotto si essa esiste un ordine piu’ profondo di esistenza, un vasto e piu’ primario livello di realta’che origina tutti gli oggetti e cio’ che appare nel nostro mondo fisico abituale, in modo analogo con cui un pezzo di pellicola olografica crea un ologramma. Bohm battezza questo profondo livello di realta’ “ordine implicato”, ove la parola “implicato” ha il significato di “nascosto”.
Sceglie di usare queste specifiche parole perche’ ritiene di vedere che la manifestazione di tutti gli oggetti e tutte le forme nell’Universo sono il risultato di infiniti processi di “uscita” e “rientro” tra questi due livelli di ordine. Per esempio, Bohm e’ convinto che l’elettrone non sia semplicemente una mera “cosa”, ma una “totalita’ ” che si nasconde attraverso l’intero spazio. Quando uno strumento rivela la presenza di un singolo elettrone, lo fa semplicemente perche’ un aspetto peculiare dell’elettrone si svela, in modo simile allo svelarsi in uno specifico punto della goccia d’inchiostro immersa nella glicerina. Quando poi un elettrone pare muoversi, si verifica in effetti una sequenza di “emersioni” ed “immersioni” tra i due livelli di ordine.
Detto in altre parole, gli elettroni e le altre particelle non sono piu’ sostanziali o permanenti della forma di un getto d’acqua che fuoriesce da una fontana; sono sostenuti da un costante emergere dall’ordine nascosto, e quando pare che una particella
venga distrutta, non e’ andata perduta, ma si e’ semplicemente reimmersa indietro nell’ordine piu’ profondo da cui era emersa.
Un pezzo di pellicola olografica e l’immagine che genera sono anch’essi un bell’esempio di ordine implicato ed esplicato. La pellicola e’ un ordine implicato (“nascosto”) perche’ l’immagine codificata nello schema d’interferenza impresso su di essa e’ una totalita’ nascosta su una piccola superficie. L’ologramma che emerge successivamente dalla pellicola e’ un ordine esplicato (“rivelato”) perche’ rappresenta la versione scoperta e percettibile dell’immagine.
Il flusso costante tra i due ordini spiega in che modo le particelle, come ad esempio l’elettrone e l’atomo di positronio, possano cambiare forma e passare dall’essere una certa particella a un’altra. Queste mutazioni si possono interpretare come una particella, ad esempio un elettrone, che decide di tornare a nascondersi nell’ordine implicato, mentre un’altra, il fotone, si svela e ne prende il posto. Cio’ spiega anche in che modo una certa particella riesca a manifestarsi sia come particella che onda. Secondo Bohm, entrambi gli aspetti sono sempre nascosti in un sistema quantico, ma il modo in cui l’osservatore interagisce con il sistema determina quale aspetto di esso emerga e quale invece rimanga nascosto. Come tale, il ruolo che assume l’osservatore nel determinare la forma che un sistema quantico assume e’ misterioso… e’ come se il modo con cui un gioielliere taglia una gemma determina quale delle sue facce e’ visibile e quale no. Poiche’ la parola ologramma si riferisce di solito ad un’immagine statica che non da’ il senso di dinamismo della natura e dei suoi continui fenomeni di “uscita” e “rientro” tra i due livelli di ordine, Bohm preferisce descrivere l’Universo stesso con la parola “olomovimento”.
L’esistenza di un ordine piu’ profondo ed organizzato in modo olografico spiega anche per quale motivo la realta’ e’ non-locale a livello subquantico. Come sappiamo (si vedano ad esempio gli articoli su “Karl Pribram ed il cervello olografico”), quando qualcosa e’ organizzato in modo olografico, ogni apparenza di fenomeni locali semplicemente sparisce. Dire che ogni parte di una pellicola olografica contiene l’informazione della pellicola intera e’ solo un modo diverso di dire che l’informazione stessa e’ distribuita in modo non-locale, per cui se anche l’Universo fosse organizzato con principi olografici, anch’esso non dovrebbe avere proprieta’ locali.
L’indivisibile Unita’ di Tutte le cose
Le idee di Bohm sulla “Unita’ del Tutto” sono le piu’ difficili da digerire a livello razionale. Poiche’ ogni cosa nel cosmo sembra emergere dall’infinito e continuo mare olografico dell’ “ordine implicato”, egli crede che sia inutile e senza significato considerare l’Universo come costituito da “parti”… sarebbe come considerare gli spruzzi di una fontana indipendentemente dall’acqua che li crea.
Un elettrone in questa visione non e’ una “particella elementare”. E’ solo il nome che si da’ ad un certo aspetto particolare dell’olomovimento. Dividere la realta’ in pezzi, dare ad ognuno di essi un nome, e’ sempre un processo arbitrario, il risultato di una convenzione, perche’ le particelle subatomiche, ed ogni altra cosa nell’Universo, sono non piu’ separate le une dalle altre di quanto lo siano i vari schemi di fantasia in un tappeto.
Questa visione e’ un profondo invito a riflettere. Con la sua teoria della relativita’, Einstein lascio’ il mondo a bocca aperta dicendo che lo spazio ed il tempo non sono entita’ separate, ma collegate in qualcosa di piu’ grande detto continuum spaziotemporale. Bohm prende questa idea e la porta molto al di la’. Egli dice che ogni cosa nell’Universo e’ parte di un continuum. Nonostante l’apparente separatezza delle cose a livello esplicato, ogni cosa e’ l’infinita estensione di ogni altra cosa, ed in definitiva persino i due ordini, implicato ed esplicato, affondano e si confondono uno nell’altro.
Fermatevi ora un attimo. Osservate la vostra mano. Ora guardate il fascio di luce proiettato dalla lampada accanto a voi. Al cane che riposa vicino ai vostri piedi. Voi non siete solo “fatti delle stesse cose” (gli atomi ad esempio) – voi siete la stessa cosa. Una cosa. Intera. Un enorme “qualcosa” che ha esteso le sue infinite mani ed appendici in tutti gli oggetti che appaiono, negli atomi, negli oceani, nelle stelle.
Bohm chiarisce che cio’ non significa che l’Universo sia una gigante massa indifferenziata. Gli oggetti possono essere parte di un Tutto indiviso eppure possedere ognuno le proprie uniche qualita’
ed attributi. Per fare un esempio, si pensi agli infiniti rivoli, mulinelli e vortici che si creano in un corso d’acqua. A prima vista possono sembrare come oggetti distinti, ed ognuno ha senz’altro sue caratteristiche proprie come la dimensione, la velocita’ di rotazione, ecc… facendo pero’ piu’ attenzione ci si rende conto che in effetti e’ impossibile stabilire esattamente dove ogni vortice inizia e dove finisce. In altre parole, Bohm non sta affatto suggerendo che la “differenza” tra le cose non sia priva di importanza… egli semplicemente vuole che siamo consapevoli che il dividere i vari aspetti dell’olomovimento in “cose” e’ sempre un’astrazione, un modo di evidenziare solo alcuni aspetti nella nostra percezione, attraverso il modo che abbiamo di pensare alla realta’. Bohm tenta di correggere questo atteggiamento persino riformando il linguaggio, per cui invece di parlare di “cose”, le ribattezza come “subtotalita’ relativamente indipendenti”…
Per approfondimenti vedere "Fisica Quantistica e FILOSOFIE ORIENTALI!!!" ... giugno 2012.
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