La quantizzazione del
CONTINUO dell’energia col prodotto Hf, dove f è la frequenza caratteristica del
sistema preso in considerazione e H è la costante fondamentale di Planck.
È un concetto che vale per il
micromondo, ovvero quel mondo che non si percepisce coi sensi ma con la
struttura matematica.
Il limite sta in questo,
nella struttura matematica. Perché è una struttura dualistico-simbolica e come
tale subisce l’anomalia simmetrica[1].
Il quanto (grano), come
concetto razionalizzabile in un’equazione costante di proporzionalità (E = hf),
non è sostenibile; non perché distrugge il concetto di CONTINUO INFINITO (già
frutto della percezione anomala), ma in quanto razionalizzazione formale
simmetrica, e accordatesi con il concetto di Entanglement, quando quest’ultimo
lo s’interpreta erroneamente come “simmetria speculare”. Se matematicamente si
approva la risoluzione concettuale del continuo, non può esistere ad un tempo la
risoluzione concettuale di un quanto. È un concetto di cui la natura non può
fare a meno solamente all’interno del suo “microcosmo”, ovvero nel mondo delle
molecole e degli atomi dei fotoni e degli elettroni, cioè in un mondo non
percepibile coi sensi ma solo con la struttura matematica, con tutto quello che
ne concerne, ma il vero problema è la sua interpretazione
simmetrica-razionalizzata.
In questo senso i “quanti”
sono solo un artificio matematico e solo in questo senso.
È LA QUANTIZZAZIONE IN REALTÁ
AD ESSERE UN LIMITE NEUROLOGICO-PERCETTIVO O LA LORO RAZIONALIZZAZIONE
SIMMETRICA?
Il quanto è concettualmente
la distruzione del continuo, l’energia non aumenta o diminuisce in modo continuo
(e in questo contrasta con l’anomalia percettiva), ma sempre per multipli di un
“quanto” di base, calcolata nel prodotto hf , dove h ha un valore preciso
costante e finito. I salti energetici quantistici, calcolati in un modo
assolutamente simmetrico in base al prodotto hf, rientrano nell’anomalia e per
questo motivo ritengo la meccanica quantistica, in questa interpretazione, una
fisica “simmetrica”, che rientra ancora nel “Dio che non gioca ai dadi”.
Da questo punto di vista,
l’Entanglement che riusciamo a percepire è un concetto limitato e cognitivamente
ambiguo.
Il limite cognitivo è
principalmente dato dalla percezione FOTONICA e dalla sua Specificità, che è
essenzialmente caratterizzata dal fatto che l’energia del fotone e la quantità
di moto sono eguali e ciò equivale affermare che la massa a riposo è
inesistente, ma questo succede quando la particella si ferma. Ma quando si
ferma? Mai! Quindi ha una massa e, in quanto tale, subisce gli effetti
gravitazionali, e sono tali effetti che influiscono sulla percezione.
Se riprendiamo la formula di
Planck-Einstein E=h f, se il fotone è una particella e se in quanto tale ha
energia e quantità di moto, la sua energia si misura con la costante della
formula di Planck-Einstein moltiplicata per una certa frequenza. La quantità di
Moto del Fotone è invece h divisa per la lunghezza d’onda p = h/lunghezza
d’onda. Morale della favola, fatti tutti i calcoli specifici, risulta che
l’energia di un fotone e la quantità di moto sono uguali, ossia c=1.
Come afferma Kenneth W. Ford:
“I fotoni sono un caso strano: si muovono sempre alla stessa velocità c, e
possiedono un’energia cinetica pur avendo una massa nulla. Poiché non possono
essere rallentati o fermati (ma possono venire distrutti) non possono mai avere
un’energia cinetica nulla, e poiché non hanno massa non hanno energia a riposo.
Sono creature puramente cinetiche”[2].
FOTONI E QUANTI.
“Usando la terminologia
moderna: i fotoni creati (emessi) in un salto quantico nucleare sono di
frequenza ed energia maggiore rispetto ai fotoni creati ed emessi in un salto
quantistico atomico.
Nel 1905 Albert Einstein
aveva ripreso una formula proposta cinque anni prima da Max Planck, E = hf,
interpretandola come una legge di proporzionalità tra l’energia E trasportata da
un fotone e la frequenza f della vibrazione elettromagnetica ad esso associata,
in cui h, la costante di Planck, rappresenta la costante di proporzionalità.
“Dunque, se un fotone ha energia doppia rispetto ad un altro, ha anche la
frequenza doppia. Se il fotone di un raggio gamma ha un’energia mille volte
maggiore di quella di un fotone di luce visibile, anche la sua frequenza è mille
volte maggiore. Poiché h è molto più piccola in unità di misura macroscopiche,
anche l’energia E di un singolo fotone è molto più piccola. Ma non è zero! Nella
radiazione di frequenza non esistono porzioni di energia inferiori a quella di
un singolo fotone, data da hf/”[3].
La simmetria fra fotone e
frequenza rientra nell’anomalia percettiva legata al gravitazionale[4].
I livelli di energia secondo Planck sono quantizzati, ovvero l’energia non
cresce o diminuisce in modo continuo ma per un quanto di base. Quanto, per
Planck, è il prodotto di hf. Questo prodotto del salto quantico così inteso, fa
rientrare tale fisica in una perfetta ANOMALIA PERCETTIVA SIMMETRICA. E=Hf è una
costante proporzionalità e in quanto tale non probabilistica.
IN QUESTO MODO LA MECCANICA
QUANTISTICA APPARE DETERMINISTICA, ED È PERFETTAMENTE COERENTE CON LA GEOMETRIA
ALLA BASE DEGLI OGGETTI FRATTALI PERCHÈ I QUANTI, COME GLI OGGETTI FRATTALI,
SONO IL SUPERAMENTO DEL CONTINUO COL METODO DELLA COSTANTE PROPORZIONALITÁ. ALLA
BASE C’È IL LIMITE NEUROLOGICO DELLA FORMULA DI PLANCK-EINSTEIN, CHE CONDUCE
NUOVAMENTE AD UNA LOGICA SIMMETRICA CHE SI VOLEVA EVITARE.
Solitamente, alla stato
quantistico vengono conferite dimensioni infinite molto diverse dallo spazio
tridimensionale. A volte lo stato quantistico viene rappresentato come un’onda
che si muove nell’ordinario spazio tridimensionale, rappresentazione fuorviante,
giustificata dal fatto che deve rientrare nello spazio ordinario 3d, il solo
modo per dare all’osservatore l’informazione percettiva senza tener conto
dell’anomalia.
In questo caso il 3d è il
limite cognitivo a cui non posiamo sottrarci. Ciò concorda con il limite
intrinseco alla geometria frattale, che vuole rappresentare il probabilismo
Asimmetrico del reale usando illimitati piani tridimensionali. Ma questo
conferma una cosa: l’inconsistenza esperienziale della meccanica quantistica. Lo
stato matematico astratto, nel quale è contenuta la sua concettualità, è sotto
l’egida dello stesso limite. Questa limitazione, cognitivo-percettiva,
Heisenberg non la riconosce e la identifica con: IL PRINCIPIO DI
INDETERMINAZIONE.
IL PRINCIPIO DI
INDETERMINAZIONE E LO SPAZIO ORDINARIO.
Il limite percettivo coincide
con l’indeterminazione, tale limite è segnato dallo spazio ordinario
tridimensionale. Il 3D, come sappiamo, coincide con l’ultimo passaggio del
dualismo percettivo causato dalla struttura percettiva deviata[5].
Da questa prospettiva, quando definiamo concettualmente il “Quanto”, tale
concettualità distrugge il continuo producendo spazialità infinite ma
sovrapposte in perfetta coerenza con la geometria frattale, perché le colonne
d’Ercole rimangono infiniti spazi sovrapposti tridimensionali. Quando lo stato
quantistico viene rappresentato in modo ordinario, lo spazio è sempre
tridimensionale e simmetrico, nelle costanti di base. L’unico spazio possibile è
quello infinito in tutte le direzioni e adimensionale. Ma all’interno di una
tale ipotesi, la meccanica quantistica non ha alcun senso, perché qualsiasi cosa
si immagini passa sempre sotto il bavaglio-limite dell’anomalia simmetrica.
Se la quantistica viene
sempre utilizzata per le cose molto piccole, è perchè queste ultime sfuggono
alla percezione diretta ma non al limite simmetrico della struttura matematica.
In pratica, il principio di Heinsemberg è da far coincidere col limite
percettivo, in questo modo non si può che essere d’accordo con Lee Smolin quando
afferma: “Il principio di indeterminazione di Heisemberg limita l’informazione
che possiamo ottenere su qualunque sistema alla metà esatta di quel che ci
servirebbe per averne una descrizione completa. Abbiamo sempre una qualche
possibilità di scegliere quale informazione preferiamo avere. Ma per quanto ci
si possa sforzare, non si potrà mai superare quel limite”[6].
MISURA E PRINCIPIO DI
INDETERMINAZIONE.
Vale a dire, ad esempio: non
si possono misurare per H. contemporaneamente la posizione e la quantità di moto
di una particella subatomica…..(Baker).
Identificare l’osservatore
con la misura, è un grosso limite interpretativo di un principio intuitivo
sacrosanto. Anche in questo caso non risolvibile all’interno della struttura
matematica.
In questa identificazione sta
il limite e la grandezza della nuova fisica. Grandezza in quanto è la prima
volta che si mette in discussione l’oggettività dell’osservatore, limite perché
si identifica quest’ultimo con la misura matematica e non si va oltre. La natura
probabilistica affibbiata alla meccanica quantistica deriva dalla posizione,
dalla velocità, dall’energia. Il tempo di una particella è definito in termini
probabilistici, ma a mio avviso non basta che un’equazione matematica come
quella di Schrodinger, che descrive le probabilità che una particella si trovi
in un certo luogo o possieda una certa energia, per definire tale proprietà
racchiusa nella funzione d’onda e per identificare tale probabilità con l’intera
struttura fisica, rilevata da un’equazione che, in quanto tale, mantiene una
struttura simmetrica.
In questo caso vale sempre
l’errore simmetrico dei fisici, prima non esisteva il soggetto, ora non esiste
l’oggetto, nel senso che è l’equazione a determinare la struttura del reale e
non viceversa.
Per Heisemberg “la
traiettoria di una particella subatomica si crea solo quando la osserviamo”. Ora
qui si pone il problema solito della scienza. La non dialetticità, per secoli,
garantisce un oggettivismo estremo alla Newton o addirittura, all’opposto, le
particelle creano la propria traiettoria nel momento in cui l’osserviamo. Si è
passati da un mondo meccanicistico ad un mondo probabilistico, l’irrisolto
rimane la dialettica Soggetto-Oggetto, dualismo processuale che si intuisce
soltanto sul piano psiconeurologico-percettivo, ma che si risolve solo a livello
strutturale.
Sul problema sono tornati
Einstein e Bohr, ma a mio avviso non potevano risolverlo all’interno della
struttura matematico-fisica, perché va oltre. Come afferma Smolin, il problema
vero stava nell’ .:.”l’oggettività dell’osservatore unico. Einstein credeva che
lo scopo della fisica fosse quello di costruire una descrizione del mondo, quale
esso è e sarebbe anche se noi non ci fossimo. Bohr credeva che una cosa del
genere fosse impossibile. Per lui la fisica era un’estensione del linguaggio
comune, utilizzata per comunicarsi i risultati delle osservazioni della natura”[7].
In un certo senso, con l’ EPR Einstein dimostra che la coincidenza fra
meccanica quantistica e natura è incompleta. Ma questo non dimostra affatto che
nella fisica deterministica accada realmente. La domanda vera è se nella fisica
, sia essa classica o relativistica, le concettualità di fisica e
natura coincidano realmente oppure se la coincidenza non sia che il
riflesso della nostra percezione anomala su di essa.
IL PRINCIPIO DI
INDETERMINAZIONE COME PROTEZIONE ULTIMA DELLA INTERPRETAZIONE QUANTISTICA
ORTODOSSA.
Il dubbio di Feynmam: “Ma se
venisse scoperto un modo di sconfiggere il principio di indeterminazione, la
meccanica quantistica darebbe risultati incoerenti e dovrebbe venire abbandonata
come valida spiegazione della natura”[8].
PRINCIPI BASE DELLA MECCANICA
QUANTISTICA.
“Feynmam si chiede: “Come
funziona? Qual è il meccanismo dietro alla legge? ” …” Abbiamo parlato della
probabilità che un elettrone arrivi in un certo punto in una data circostanza, e
abbiamo dato per scontato che nel nostro apparato sperimentale (o perfino nel
miglior apparato possibile) sarebbe impossibile prevedere esattamente cosa
succede: possiamo solo calcolare la probabilità. Ma se questo è vero, significa
che la fisica si è arresa, nella sfida per prevedere cosa succederà in una data
circostanza. Ebbene sì. La fisica ha gettato la spugna. Non sappiamo prevedere
cosa succederà in una data circostanza, siamo anche convinti che sia
impossibile, e che l’unica cosa prevedibile sia la probabilità dei diversi
eventi”[9].
IL PROBABILISMO NON
CONTRASTRA LA SIMMETRIA IN FISICA, SE SI INTERPRETA QUEST’ULTIMA COME SIMMETRIA
PROCESSUALE, DA NON CONFONDERE CON LO SCHEMA LIMITATIVO DELL’ANOMALIA
PERCETTIVA.
Questo ci pone sul piano
dell’Entanglement, ovvero sul piano di una simmetria superiore. In questo
caso “Dio gioca sempre ai dadi”, ma li gioca in modo diverso. L’entanglement è
davvero il più grande mistero della fisica: la sua risoluzione coincide
inesorabilmente con la fine delle interpretazioni ortodosse delle fisiche
moderne, prospettando un DETERMINISMO SUPERIORE.
IL PROBABILISMO NON INTACCA
LA REALTÁ, CHE RIMANE ANCORATA E DETERMINISTICA SE QUESTA È IDENTIFICATA IN MODO
DIALETTICO PROCESSUALE.
Ecco il concetto di
determinismo che ho in mente, un determinismo che ha risolto l’anomalia
soggetto-oggetto, che non è dato una volta per tutte ma che è determinato nella
sua processualità. Un determinismo che sa distinguere fra percezione della
realtà e realtà. Non bisogna pensare alla simmetria come ad un’omogeneità
spaziale legata all’invarianza delle leggi naturali (invarianza-simmetria).
Secondo i fisici questo principio di invarianza è legato alle leggi universali
naturali e alla simmetria.
Simmetria, invarianza,
conservazione, determinismo, in questa interpretazione sono perfettamente
coerenti. Alla base di questa concezione non dialettica del reale, questo tipo
di struttura ferrea, con la quale Dio si serve per non giocare ai dadi, non
concede possibili cambiamenti.
Questa concezione della
simmetria del reale ha partorito due fisiche contrapposte ed incomplete. Alla
base abbiamo la concezione Newtoniana, dove il momento soggetto-oggetto
erano un tutt’uno. Con la disgregazione di tale concezione nella Fisica
eisteniana, il Punto di vista soggettivo ha acquistato autonomia solo apparente,
poiché la tendenza ultima del relativismo einsteniano non è mai stata la
negazione di una natura considerata comunque indipendente e oggettiva, a
prescindere dal punto di vista soggettivo. Questo non succede nella fisica
quantistica, dove si arriva al punto di affermare che l’osservatore modifica la
traiettoria di una particella. Qui, il grave errore soggettivo simmetrico sta
nel fatto che la percezione sul reale viene scambiata con la realtà stessa. Lo
sbizzarrirsi del probabilismo avviene sul piano della percezione ma la realtà
rimane saldamente deterministica. Il materiale su cui si discute nella fisica
quantistica non appartiene alla realtà ma alla sua anomala percezione.
INVARIANZA
- SIMMETRIA - CONSERVAZIONE.
Questa triade è alla base
della ferrea barriera percettiva di tutta la fisica, sia di quella newtoniana
che identifica la realtà percettiva con queste categorie, sia di quella
relativistica che gira intorno a questo blocco da punti di vista diversi, sia
della quantistica che costruisce una realtà matematica parallela tentando di
ignorare il tutto. In questo modo si conserva l’invarianza delle leggi naturali.
La simmetria, secondo i fisici, si può concepire soltanto con l’invarianza e la
conservazione. In questo modo si possono formulare le leggi naturali.
Questa triade è il prodotto
dell’anomalia percettiva, che la struttura matematica incarna perfettamente.
Contro questo scoglio non si
va da nessuna parte. Questa concezione dell’oggetto fisico manca di un valore
essenziale: “l’evoluzione dialettica del reale”.
Questo quarto concetto ci dà una visione più alta della simmetria, oltre l’
anomalia percettiva, oltre la relatività e la quantistica, in una realtà non
decifrabile perché è al di là degli odierni limiti percettivi. La conservazione
blocca il processo, i fisici attuali legano la simmetria alla legge di
conservazione. Tale simmetria non combacia con la “natura” ma con la visione
fisico-matematica, che viene scambiata per natura.
LA VISIONE FISICO-MATEMATICA
DELLO SPAZIO RIENTRA IN UNA CONCEZIONE STATICA DELLA SIMMETRIA.
I fisici affermano
l’omogeneità dello spazio, principio teorico non rispettato, perché uno spazio
omogeneo si ha solo quando è completamente unitario e infinito in ogni sua
parte, oltre la simmetria dell’invarianza e della conservazione. Tale simmetria
è perfettamente in linea con la struttura logico-simbolica della matematica. Un
Dio simile non gioca ai dadi, ma non li gioca alla maniera di un Dio Egiziano
pietrificato.
LA QUANTIZZAZIONE COME
CONCETTUALITÀ IRRISOLTA FRA ONDE E PARTICELLE.
La questione dualistica se la
sono posta in molti, de Broglie è quello che ha messo in luce l’ambiguità. La
cosa che notò è il fatto essenziale che la quantizzazione avviene con le onde e
non con le particelle. Un risultato interessante di de Broglie è la
consapevolezza che la lunghezza d’onda, che si ottiene con la circonferenza
dell’orbita circolare dell’elettrone (Bohr), gli suggerì la natura ondulatoria
dell’elettrone.
La posizione di de Broglie
risolveva, a mio avviso, il dualismo superando l’ostacolo insormontabile di
quest’ultimo, che è l’interpretazione dell’onda che descrive l’elettrone
rappresentato dalla concezione spaziale in 3D.
Schemi dell’elettrone di de
Broglie.
CONNESSIONE TRA FUNZIONE
D’ONDA E PROBABILITÀ
Il dualismo onda-particella e
il legame onda-probabilità sono interconnessi.
Schema sulla funzione d’onda.
Pag.210 Ford.
I salti quantici
dell’elettrone appaiono tali in 3D, come i frattali, e sono succubi della stessa
anomalia dualistica di base che si riflette anche nel dualismo onda-particella.
L’elettrone non decide affatto “dove saltare”, ma “salta” precisamente secondo i
risultati neuropsicologici, che conducono alla percezione simmetrica del reale
perfettamente coerente con la struttura matematica. L’interconnessione della
struttura con l’innegabile dualismo, è la riprova che il probabilismo abbia la
stessa origine dall’anomalia percettiva. La stessa che ha generato la simmetria
non probabilistica è la stessa “anomalia simmetrica”.
Vale a dire, al suo vertice
estremo, per preservare il concetto simmetrico, la struttura può anche diventare
asimmetrica e probabilistica per difendere il suo carattere dualistico speculare
all’interno dell’anomalia. R. Feynman, quando era ancora studente all’università
di Princeton, un giorno al suo relatore disse, a proposito del dualismo
onda-particella: “Possiamo buttar via le onde: bastano le particelle”. Feynman
si era reso conto che poteva raggiungere risultati altrettanto corretti
sostituendo l’onda con un numero infinito di ipotetici percorsi delle
particelle.
NOTE
[1]
Psycomedia – R. E. Bertagnolio.
[2]
K. W - Ford, il mondo dei quanti, Bollati Boringhieri, 2010 pag. 30.
[3]
Ibidem pag. 47
[4]
Psycomedia - R. E. Bertagnolio
[5]
Le scienzewebnews-Bertagnolio
[6]
La vita nel cosmo, Lee Smolin, Einaudi 1998, To, pag. 314.
[7]
Ibidem, pag. 317.
[8]
Sei pezzi facili, Richard P. Feynman, edizioni Adelphi, MI pag. 195-196.
[9]
Ibidem, pag. 199
Per approfondimenti vedere:
* "1900... L'IDEA DEI QUANTI !!!!!!!!!!!" ... luglio 2012.
1900... L'idea dei QUANTI !!!!!!!!!!!!!!!!!
1900... L'idea dei QUANTI !!!!!!!!!!!!!!!!!
* "FRATTALI, FIBONACCI E SEZIONE AUREA: l'armonia nella NATURA!!!!" ... giugno 2012.
FRATTALI, FIBONACCI E SEZIONE AUREA: l'armonia nel...
FRATTALI, FIBONACCI E SEZIONE AUREA: l'armonia nel...
* "Natura corpuscolare e ondulatoria. Dualismo onda-particella!" ... giugno 2012.
Natura corpuscolare e ondulatoria. Dualismo onda-p...
Natura corpuscolare e ondulatoria. Dualismo onda-p...
* "IL PATRIARCA: Max Karl Ernest Plank (23/04/1858 - 04/10/1947) ... giugno 2012.
IL PATRIARCA: Max Karl Ernst Planck (23/04/1858 - ...
IL PATRIARCA: Max Karl Ernst Planck (23/04/1858 - ...
* "GLI ALBORI: Niels Bohr... " ... giugno 2012.
GLI ALBORI: Niels Bohr...
* "Entanglement Quantistico : l'unione al tutto..." giugno 2012.
Entanglement Quantistico : l'unione al tutto....
GLI ALBORI: Niels Bohr...
* "Entanglement Quantistico : l'unione al tutto..." giugno 2012.
Entanglement Quantistico : l'unione al tutto....
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